Ulrico Hoepli aveva ventitré anni, molti sogni e ancora più ambizioni quando arrivò a Milano dal cantone svizzero di Turgovia il giorno di SantAmbrogio del 1870. «Dopo dieci anni era già il libraio dei milanesi», spiega Alberto Saibene, editor della casa editrice. Oggi che leredità del fondatore Ulrico è nelle salde mani della quinta generazione degli Hoepli, la bella mostra alla Braidense celebra lingegno di questo svizzero che seppe - così velocemente, così sapientemente - «milanesizzarsi».
Dottor Saibene, lei ha curato la sezione della mostra dedicata a Ulrico Hoepli: come iniziò la sua avventura editoriale a Milano?
«Rilevando, dopo varie esperienze in giro per il mondo, una libreria nella centralissima Galleria de Cristoforis».
Gli fu semplice integrarsi nella Milano di allora?
«Erano passati tre mesi dallUnità dItalia, erano stati unificati i dazi, il commercio cresceva e a Milano laristocrazia prendeva per mano la borghesia creando una classe dirigente unica e unita: erano le condizioni ottimali per un uomo come Ulrico Hoepli, abile nel tessere relazioni e amicizie. Costruì ben presto una solida casa editrice».
Che cosa ha selezionato per questa mostra?
«Un centinaio di volumi, documenti e fotografie del prezioso archivio Hoepli, con particolare attenzione ai libri di storia dellarte e di architettura. Tra le chicche, alcune tavole della prima edizione a stampa del Codice Atlantico di Leonardo (il manoscritto originale è conservato allAmbrosiana, ndr) e unedizione del 1900 dei Promessi Sposi illustrata da Gaetano Previati».
Dopo la morte di Ulrico, il fondatore, avvenuta nel 35, che cosa accadde alla casa editrice?
«La guerra distrusse quasi tutto il magazzino e la nuova sede di via Berchet: in mostra abbiamo inserito un raro catalogo del 45 per ricordare quel periodo.
Dal 1958, la libreria è in via Hoepli, dal nome dello svizzero che con la lettura seppe conquistare i milanesi.
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