Vigilia di Natale 1941, fronte russo fra Don e Donetz. A trenta gradi sottozero i bersaglieri del Terzo reggimento arrangiano un presepe con figurine ritagliate da cartoline ricevute da casa e statuine ricavate da schegge di legno. Ma il giorno successivo arriva il contrattacco nemico e, con un rapporto di forze di 15 a 1 a nostro sfavore, il reggimento perde 230 uomini. Un anno dopo, a Meskov, ormai senza viveri né munizioni, il Terzo vede morire la metà dei suoi uomini per mantenere le posizioni e consentire alle altre truppe dellArmir di ripiegare.
Quelle «Battaglie di Natale del 41 e 42» verranno ricordate questa mattina nella caserma «Mameli» del 3° Bersaglieri di via Suzzani, con una messa, filmati depoca e concerto di fanfara, da oltre settecento bersaglieri in congedo, militari in servizio e, ormai pochi, reduci di quegli eventi.
Ma anche gli alpini hanno la loro storia nella neve russa da raccontare. Questa sera alle 20,30, al teatro Dal Verme, terrà un concerto la fanfara in congedo delle penne nere della Brigata «Cadore», mentre domani sarà celebrata in Duomo la tradizionale messa in memoria di tutti i caduti. Dopo la funzione religiosa, alla quale sono attesi il vice sindaco De Corato e lassessore regionale Prosperini, circa duemilacinquecento alpini con la fanfara della Taurinense e i gagliardetti dei vari gruppi raggiungeranno il Sacrario di piazza SantAmbrogio per deporre una corona dalloro e lalzabandiera.
La messa di Natale delle penne nere fu istituita da Peppino Prisco negli anni Cinquanta, in memoria dei caduti di Russia del suo battaglione «LAquila».
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