Storia di un dittatore

Ne ha fatta di strada il figlio di beduini, che pascolava il bestiame nella Sirte. Classe 1942, Gheddafi è entrato in accademia militare con la testa imbottita dalla rivoluzione del generale Nasser. A soli 27 anni, con i gradi di capitano, guidò il colpo di Stato del 26 agosto 1969 per abbattere la monarchia

Storia di un dittatore

«Non esiste alcun stato democratico, a parte la Libia, nell’intero pianeta» è una delle chicche pronunciate dal colonnello Muammar Gheddafi, da 42 anni al potere come Guida della Rivoluzione. Ne ha fatta di strada il figlio di beduini, che pascolava il bestiame nella Sirte. Classe 1942, Gheddafi è entrato in accademia militare con la testa imbottita dalla rivoluzione del generale Nasser. A soli 27 anni, con i gradi di capitano, guidò il colpo di Stato del 26 agosto 1969 per abbattere la monarchia. Gheddafi si appuntò le mostrine di colonnello è inventò la «terza via» fra comunismo e capitalismo, con tanto di Libro Verde, colore dell'Islam.

CORANO, MOSCHETTO E CONFISCHE
Corano e moschetto in pugno chiuse la basi americane e inglesi in Libia, nazionalizzò la maggior parte degli impianti petroliferi stranieri ed espulse a calcioni la storica comunità italiana. A ventimila connazionali vennero confiscati anche i contributi dell'Inps. Ancora oggi la Libia celebra la ricorrenza come «il giorno delle vendetta». Negli anni Settanta, grazie ai proventi dell'oro nero, modernizzò il Paese, costruì strade, ospedali, acquedotti e industrie. Sull'onda della popolarità rinunciò alle cariche politiche convincendosi di essere il padre-padrone del Paese.

AMICO DEI TERRORISTI
Il sostegno a dittatori cannibali come Idi Amin Dada e Bokassa fanno parte delle stranezze del personaggio. Più pericoloso l'avvicinamento di Gheddafi ai gruppi terroristi cominciando da quelli palestinesi, come Abu Nidal. Il colonnello tirò talmente la corda, che nel 1986 il presidente Ronald Reagan ordinò di bombardare la Libia. La caserma di Bab al-Azizia, che oggi a Tripoli è la sua ultima roccaforte, fu rasa al suolo. Sua moglie Safia Farkash, una signora corpulenta, venne messa in mezzo alle macerie per urlare e piangere contro le bombe Usa, davanti ai giornalisti. Fra le braccia aveva la neonata Aisha, l'unica figlia femmina. Ieri Gheddafi ha pronunciato il discorso in tv nello stesso posto. Oggi la bella Aisha è un avvocato che ha fatto parte del collegio di difesa di Saddam Hussein.
Gheddafi, nel suo rapporto di amore e odio con l'Italia, lanciò due Scud contro un'installazione militare americana a Lampedusa in risposta all'attacco Usa. I missili fecero cilecca apposta.

IL CLAN GHEDDAFI
Il clan Gheddafi era composto da otto eredi. Hanna, una bimba adottata, morì sotto le bombe americane. Il figlio più intelligente è Seif el Islam, la spada dell'Islam, che negli ultimi giorni ci ha messo la faccia per difendere il regime del padre che voleva riformare. Saad, il terzo figlio, è noto per aver giocato, senza grandi meriti, nella Juventus e nella Sampdoria. Hannibal è il pargolo viziato che combina guai facendo scoppiare una crisi diplomatica con la Svizzera. Il più pericoloso è Mutassin nominato Consigliere per la sicurezza nazionale. E ancora di più Khamis, che comanda un omonimo battaglione speciale. I suoi uomini hanno sparato ad alzo zero sulla folla ad El Beida, in questi giorni di rivolta.

L’INDISTRUTTIBILE E LE AMAZZONI
Il capo famiglia ha sette vite come i gatti. Non ci è riuscito Reagan a farlo fuori, ma nemmeno i nemici interni, dalla fronda degli ufficiali ai fondamentalisti islamici. Per questo ha voluto le Amazzoni, una guardia del corpo personale di 40 donne, che vengono arruolate solo se vergini e votate alla morte per il capo. Nel 1996, il colonnello scampò per miracolo ad un'imboscata dei guerriglieri islamici in Cirenaica, che già guardavano a Bin Laden. Aisha, una giovane amazzone, gli salvò la vita facendo scudo con il suo corpo. La minaccia dei fondamentalisti convinse Gheddafi a riconciliarsi con l'Occidente compensando le famiglie delle vittime del terrorismo e consegnando alla giustizia internazionale i suoi agenti coinvolti negli attentati.

IL POTENTE CHE FA SHOW
Gli americani lo perdonarono, l'Onu levò l'embargo e il colonnello continuò a restare in sella. L'Italia si rappacificò definitivamente con Tripoli e Gheddafi divenne l'ospite ingombrante, ma sempre gradito, di tutti i governi da D'Alema a Prodi a Berlusconi. Forte della saracinesca sui clandestini e dei rapporti economici con il nostro Paese, il colonnello ha voluto strafare. Amante delle sceneggiate, nella sua ultima visita a Roma dello scorso anno è sceso dalla scaletta dell'aereo, in alta uniforme, con una foto di Omar el-Mukhtar, l'eroe libico impiccato dagli italiani nel 1931.
Le sue amazzoni sono diventate una cornice da operetta: tacchi a spillo, calze a rete, mimetica e qualche chilo di troppo. Indimenticabili le adunate con 500 ragazze italiane per convertirle all'Islam. Ad ognuna veniva consegnato una copia del Corano e 70 euro. Il leader libico sembra fidarsi più delle donne che degli uomini, a tal punto che in tutti i viaggi lo accompagna la fedele infermiera ucraina, Galyna Kolotnytska, una bionda fulminante. Il colonnello è talmente eccentrico che usa sempre la sua lunghissima limousine bianca. Per il G8 a L'Aquila è stato l'unico a rifiutare l'elicottero, ma a chiedere di non passare sotto le gallerie per timori di attentati.

Sotto la mitica tenda da beduino, piantata anche a villa Pamphili a Roma, non ci dorme mai, ma accoglie gli ospiti, dai fan del libretto verde agli amministratori delegati di grandi società che fanno affari con la Libia. Tempi d'oro rispetto ad oggi, con Gheddafi assediato dalla rivolta, che giura: «Resterò a capo della rivoluzione fino alla morte».

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