Cronache

La storia infinita del canile contestato

La storia infinita del canile contestato

Come mai un gruppo di volontari decide di contestare l'attuale gestione sanitaria del canile di via Adamoli? Che cosa può avere indotto 61 volontari a sottoscrivere una petizione pesantemente critica sull'operato del direttore sanitario? Perchè 34 persone hanno sentito la necessità di costituirsi in comitato per salvaguardare la salute degli animali? La replica del direttore sanitario non lo spiega.
Ma andiamo per ordine: il direttore sanitario si chiede «come mai non mi hanno denunciato all'autorità giudiziaria». A prescindere dalla nostra volontà o meno di seguire tale via, questa non sarebbe comunque percorribile: il diritto penale (C.P.: Titolo IX bis «Dei delitti contro il sentimento per gli animali» art. 544bis «Uccisione di animali» e 544ter «Maltrattamento di animali») punisce chi uccide o infligge volontariamente sofferenze all'animale, e la casistica di cui disponiamo non rientra ovviamente (ci mancherebbe) in queste ipotesi di reato; nel dossier da noi raccolto si parla di violazioni di clausole del Capitolato Speciale del Civico Canile poste a salvaguardia della salute e del benessere degli animali. Per questo abbiamo inviato il dossier all'Ufficio Diritti Animali, ente competente per vigilare sul rispetto del capitolato. Il direttore sanitario sbandiera inoltre l'esito del controllo dei Nas, ma ci chiediamo se tra i Nas che hanno effettuato i controlli fosse presente personale veterinario in grado di valutare lo stato di salute dei cani, in caso affermativo ci chiediamo quanti dei 243 cani presenti in canile siano stati visitati, quali accertamenti diagnostici siano stai fatti per riscontrare la presenza di patologie in atto. È nostra convinzione che né una visita dei Nas né tantomeno quella di un giornalista possa verificare in poche ore lo stato di salute dei 243 cani se non in modo estremamente superficiale. È bene precisare che i Nas non sono stati allertati da esponenti del nostro comitato: se avessimo voluto colpire il direttivo in quel modo lo avremmo fatto subito, senza dare al direttivo stesso sette mesi di tempo per sanare eventuali deficenze.
Certo, come al solito il direttore sanitario si difende con efficace retorica e brillante eloquio e forse anche con un po' di teatralità (egli «tuona», egli «si infervora»); tra le qualità che possiamo riconoscergli non trova invece posto la memoria per i suoi pazienti, forse perchè emotivamente non troppo coinvolto dal loro destino: egli cita un maremmano di 14 anni, arrivato in canile con problemi respiratori, dimenticando forse che il cane era già da anni in canile e vi era entrato in ottima salute, inoltre tende un pò all'eccesso parlando della sua età: ricordiamo che prima della morte l'età accreditata al cane era di 8 anni.
Nel caso del Maremmano, anzi di Antonio (noi il nome ce lo ricordiamo), il dottore parla di diagnosi di tumore polmonare. Diagnosticato come? Membri del direttivo hanno candidamente ammesso davanti a molti testimoni che per ragioni economiche, neppure una radiografia era stata fatta. Ma sposiamo la tesi del dottore: con una diagnosi certa di tumore polmonare allo stato terminale, non si sarebbe dovuto risparmiargli una fine come quella documentata nel nostro dossier? Ci chiediamo quale fosse in questo caso il farmaco di cui voleva valutare l'effetto.
«Dopo tre settimane di cure, esami e costante monitoraggio, l'animale è deceduto per un tumore polmonare». Non dubitiamo che qualche medicinale gli sia stato somministrato. Ma noi di tali attenzioni proprio non ci siamo accorti, evidentemente fra le qualità del direttore sanitario non manca la discrezione con la quale segue i suoi pazienti. Qualità che dimostra anche quando nelle sue quattro ore di servizio giornaliero riesce a movimentare ogni giorno per la quotidiana visita in infermeria i 243 cani del canile. Si dirà: si tratta di un refuso, ma non vorremmo che qualcuno in buona fede lo credesse vero.
Una certa tendenza all'eccesso la manifesta anche quando parla di 7 scatolette somministrate da un volontario ad un cane (Nettuno), causandone la morte. In una pubblica assemblea, davanti a decine di persone, aveva parlato di una sola scatoletta, più tardi, rianalizzando il caso con volontari scettici, le scatolette erano raddoppiate, ora siamo a sette, ma si sa, il direttivo Una ce lo ha più volte sottolineato, il nostro veterinario in canile compie miracoli. Comunque, che quella scatoletta (impropriamente somministrata da un volontario) abbia causato la morte di Nettuno è una teoria del direttore sanitario tutta da dimostrare, come è una teoria del direttore sanitario quella secondo cui per prevenire casi di torsione è bene somministrare un unico pasto al giorno, teoria che invitiamo i lettori a verificare presso il proprio veterinario di fiducia.
Il direttore sanitario afferma inoltre che non c'è stato più nessun decesso di cuccioli, a noi risulta una realtà ben diversa. Ma d'altronde quello dei dati di mortalità è un problema difficile da approfondire: finora i dati analitici contenuti nel registro delle entrate e delle uscite sono stati negati dall'Ufficio Diritti Animali anche ai Presidenti delle Associazioni Animaliste che pure secondo il protocollo d'intesa hanno titolo per richiedere tali informazioni.


Non ci stupiamo infine che il direttivo, affidando l'iniziativa a qualche dipendente o volontario fidelizzato, sia riuscito a raccogliere alcune decine di firme di volontari in appoggio alla loro riconferma alla gestione del canile.
Portavoce del Consiglio
di gestione del Nuovo
Comitato per il controllo
e la tutela del benessere
animale in canile

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