Silvano Pavan presiede il Consorzio edile artigiano di Oderzo (Treviso): sei mesi fa erano 19 soci, sono rimasti in nove. Tre hanno chiuso, gli altri si sono sfilati. Occupano tutta la filiera delledilizia, verde pubblico, serramenti, impianti elettrici e idraulici, costruzioni, pittura. «Prendevamo gli appalti come capofila, abbiamo tutte le certificazioni, poi li assegnavamo a un socio o allaltro, a seconda del tipo di lavoro», racconta Pavan. Hanno deciso di rinunciare ai lavori pubblici, poco remunerativi e dai tempi di pagamento eterni. «Qualche giorno fa una gara è stata aggiudicata con un ribasso del 41,7 per cento. Sono ditte che vengono da fuori, cercano squadre di gente senza lavoro, le pagano poco oppure rinviano, si aprono contenziosi infiniti e si finisce in nulla».
Basta lavorare con gli enti pubblici. «Ci è capitato di aspettare i pagamenti anche un anno - dice Pavan -. Un Comune ha addirittura ritirato un appalto già bandito quando si sono resi conto che non potevano pagare. Altri, invece, tirano avanti lo stesso lasciandoti allo scoperto con cifre elevate. E prima di pagare pretendono ovviamente che sia tutto in regola, le fatture, lIva pagata, lacconto delle tasse versato come i contributi previdenziali. Ma loro salderanno il conto quando vogliono. Va meglio con i privati, soprattutto quando si tratta di lavori di manutenzione, ristrutturazione o miglioramento energetico che possono sfruttare le detrazioni fiscali del 36 o 55 per cento: in quei casi entro fine anno il denaro arriva perché altrimenti non si gode delle agevolazioni».
E le banche? «Abbiamo provato anche con il leasing, ma non cè modo di schiodare le cose. Non si fidano nemmeno tra di loro, non si prestano i soldi. Danno prestiti a chi non ne ha bisogno perché vogliono evitare qualsiasi rischio.
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