Storia d'assalto

La flotta che salvò l'onore britannico in Norvegia

Nel 1940 la corazzata Warspite annichilì la flotta tedesca nelle acque di Narvik, facendo sì che la Royal Navy uscisse vittoriosa dalla campagna di Norvegia

La corazzata Warspite
La corazzata Warspite

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La campagna del Nord della Warspite, la vittoria dimenticata della Royal Navy

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Prima del "We shall never surrender" di Winston Churchill, pronunciato nel maggio 1940 alla Camera dei Comuni poco dopo la nomina a Primo ministro britannico, la volontà di resistenza del Regno Unito nella Seconda guerra mondiale fu dimostrata dalla tenace volontà di sostenere la Norvegia invasa dalla Germania nazista: la "crociera" bellica della flotta della corazzata Warspite, che si risolse in una vittoria pressoché totale sulla Kriegsmarine germanica, fu un esempio della capacità di risposta della Royal Navy che aveva come referente politico, cioè Primo Lord dell'Ammiragliato, proprio sir Winston tra il 1939 e il 1940. E motivò la volontà britannica di continuare a combattere.

A partire dal giorno dopo l'invasione tedesca della Norvegia, avvenuta il 9 aprile 1940, le forze navali britanniche colsero l'occasione per ingaggiare nelle acque del Paese nordico la cui neutralità era stata violata dai tedeschi una flotta nemica in larga inferiorità in termini di preparazione militare. L'obiettivo era colpire la flotta tedesca attorno Narvik, punto più lontano dalle basi della Kriegsmarine nel Mare del Nord. A guidare la flotta fu messa in campo la corazzata Hms Warspite, una componente della classe Queen Elizabeth entrata in linea nel 1915 e schierata già nella dura ma non risolutiva Battaglia della Jutland del 1916.

La 2nd Destroyer Flotilla, comandata dal commodoro Bernard Warburton-Lee, il 10 aprile 1940 si confrontò senza coinvolgimento diretto della Warspite ingaggiando una flottiglia tedesca: la battaglia, non risolutiva, portò all'affondamento di due cacciatorpediniere per parte, alla perdita di una petroliera tedesca e alla messa fuori combattimento di sei navi da carico della Kriegsmarine. Questa mossa costrinse la Kriegsmarine a ritirarsi nelle acque di Narvik e a lasciare mano libera alla Warspite, che incrociava alle spalle della flotta che aveva combattuto il 10.

La nave da 196 metri di lunghezza e 33mila tonnellate da dispiegamento, armata di quattro cannoni da 381 millimetri e quattordici da 152 mm fu affiancata da ben nove cacciatorpediniere. Tra questi quattro moderni della classe Tribal (Bedouin, Cossack, Punjabi ed Eskimo) assieme ad altri cinque di scorta appartenenti a classi precedenti (Kimberley, Hero, Icarus, Forester e Foxhound). Già solo la flotta di scorta avrebbe creato la superiorità numerica contro quella tedesca, che constava di otto navi residue.

Il 13 aprile la Warspite giunse vicino alla flotta nemica e iniziò una campagna che avrebbe portato a una delle più nette vittorie navali della Seconda guerra mondiale. I suoi cannoni da lunga gittata schiacciarono i caccia tedeschi a ritirarsi nell'Oftofjord vicino Narvik e qua venne fuori la supremazia navale nel manovrare in acque strette e in condizioni di grave pressione operativa. I lanciasiluri dei cacciatorpediniere di scorta colpivano da lontano i vascelli rivali, rallentandoli di fronte alle poderose bordate della Warspite. Nel primo pomeriggio del 13 aprile colarono a picco tre navi tedesche: i cacciatorpediniere Erich Koellner, Diether von Roeder e Erich Giese.

Il comandante della Warspite, l'ammiraglio William Whitworth, avrebbe potuto accontentarsi di un risultato già di per sé soddisfacente. Ma l'ufficiale nato nel Kent nel 1884 e che aveva avuto, diciassettenne, il suo battesimo del fuoco come fante di marina inviato in Cina nella spedizione contro la Rivolta dei Boxer, veterano della Grande Guerra e comandante di una piccola flotta nella campagna di Norvegia, non volle fermarsi. Un suo aerosilurante Swordfish riuscì con bombe da 250 libbre a colpire e affondare l'U-64, sommergibile tedesco ancorato nell'Herjangsfjord vicino a Bjerkvik, in un episodio che testimoniò il primo affondamento di un battello di questo tipo dal cielo. E presto nel pomeriggio del 13 aprile ben cinque cacciatorpediniere tedeschi, ritrovatisi senza carburante e munizioni, furono costretti ad autoaffondarsi.

La Kriegsmarine aveva perso in tre giorni metà dei suoi cacciatorpediniere, per la Royal Navy si ottenne invece un successo strategico dopo la caccia che aveva portato all'autoaffondamento a fine 1939 della nave corsara Graf Spee nel Mar della Plata. Nel mare di Narvik la disfatta navale isolò il corpo di spedizione tedesco composto da truppe alpine, più volte incalzate da truppe norvegesi, francesi, britanniche e polacche ivi sbarcate e cacciate dalla città fino al 9 giugno successivo, quando furono evacuate dopo che altrove, proprio nelle pianure delle Ardenne e del Nord della Francia, la Wehrmacht era dilagata in tutta la sua forza. La Royal Navy uscì vittoriosa da una campagna che si concluse con l'occupazione tedesca della Norvegia, ma a un duro prezzo.

Che sarebbe rimasto una costante per tutto il resto della Battaglia dell'Atlantico, che i tedeschi dovettero condurre quasi esclusivamente con i sottomarini avendo perso, nelle gelide acque del Nord, buona parte del loro potenziale di superficie.

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