Storia

"Stalin modernizzatore". Il sondaggio choc (senza Putin) sui leader russi

Il dittatore comunista terzo in un sondaggio tra i leader più popolari in Russia, che invece punisce duramente Gorbacev e Eltsin, in fondo alla graduatoria: e Putin non c'è

"Stalin modernizzatore". Il sondaggio choc (senza Putin) sui leader russi
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Iosif Stalin in Russia resta il terzo leader più popolare della storia del Paese. A riportarlo una ricerca del centro studi politici Russian Field, considerato uno dei più indipendenti dall'autorità politica nel Paese guidato da Vladimir Putin, che ha raccolto in un ampio sondaggio opinioni e ricordi della popolazione russa alla luce di vent'anni di putinismo e di oltre trent'anni passati dopo la fine dell'Unione Sovietica.

Pietro il Grande, Caterina e Stalin sul podio

Il trio di leader che compone il podio è significativo: primo fra tutti il "padre della patria Pietro il Grande, lo zar che tra fine Seicento e inizio Settecento guidò la vittoria nelle guerre contro la Svezia, la modernizzazione dell'esercito, della marina e della burocrazia del Paese, lo spostamento della capitale a San Pietroburgo. Seconda, Caterina la Grande, la fondatrice di Odessa, madrina dell'espansione della Russia verso il Mar Nero e protagonista alla fine del Settecento dell'ingresso in forze dell'Impero nel concerto europeo delle potenze. Terzo, infine, proprio Stalin.

Il dittatore sovietico, vero e proprio "zar" rosso nel suo periodo al potere dal 1924 al 1953, è considerato una figura complessa e dalle molte sfaccettature. Che però convince sostanzialmente la popolazione russa. In anni contraddistinti, in passato, dal declino economico e della potenza del Paese, la figura di Stalin è riapparsa all'attenzione dell'opinione pubblica. E Putin, in vent'anni, ha fatto di tutto per riscoprire il mito del "Piccolo Padre".

I gulag e le repressioni a tutto campo della dittatura bolscevica sono in secondo piano nel giudizio storico su Stalin in Russia rispetto alla sua figura di modernizzatore del Paese con la forzata, accelerata e spesso brutale industrializzazione che diede le basi all'Urss per resistere fino al 1991 e, soprattutto, al ruolo di comandante militare vittorioso nella "Grande guerra patriottica", la reazione all'invasione tedesca scatenata con l'Operazione Barbarossa il 22 giugno 1941. A costo di perdite immense, superiori ai 20 milioni di morti, le forze sovietiche assorbirono l'urto maggiore della macchina da guerra tedesca e liberarono tutte le nazioni occupate dalla Germania nazista dal 1939 in avanti, arrivando a conquistare Berlino nel maggio 1945.

Stalin? Più funzionale di Lenin per Putin

L'82% dei russi ha un'opinione positiva di Pietro il Grande e il 71% di Caterina. Ma anche i due terzi del Paese, il 65% per la precisione, approva l'operato di Stalin. Interessante, a tal proposito, il commento del Kommersant: "Questo praticamente coincide con i risultati degli ultimi sondaggi di altri centri di ricerca, da cui è anche chiaro che Stalin è al culmine del suo rating, essendo notevolmente aumentato rispetto ai primi anni 2000: secondo uno degli ultimi sondaggi del Centro Levada (ritenuto il più indipendente di tutti), il numero di coloro che trattano il generalissimo con rispetto (47%), ammirazione (7%) e simpatia (9%), raggiunge il 63%, un altro 23% parla di indifferenza. È interessante notare che secondo i risultati del sondaggio Russian Field, Leonid Brezhnev è visto quasi positivamente come lui (61% di valutazioni positive e 17% negative)".

Stalin stacca decisamente Lenin, i cui voti positivi sono il 52% del totale a fronte di un numero di opinioni negative maggiori, pari al 28% degli intervistati. Si vede, in questo, una lunga onda della tendenza del governo di Putin a mettere in luce maggiormente le ombre di Lenin rispetto a quelle di Stalin. Un dato di fatto esacerbato dall'invasione dell'Ucraina, giustificata anche per porre rimedio a quello che Putin ha definito un "errore di Lenin" a cui, con un saggio teorico post-rivoluzionario, va detto che però Stalin fu consenziente: la definizione della base nazionale delle repubbliche sovietiche, che avrebbe dato il via libera tra il 1989 e il 1991 alla frantumazione dell'Urss. Stalin, che da georgiano riscoprì anche i miti del nazionalismo russo, da Alessandro I vincitore di Napoleone (curiosamente indietro nel sondaggio con solo il 42% dei voti positivi) ai generali Suvorov, Nevskij, Bagration e Kutuzov, fu "zar" a tutto tondo e ricostruttore del mito della Grande Russia. Un esempio migliore da seguire per Putin.

Gorbaciov e Eltsin? Visti negativamente

Nel sondaggio di Russian Field su tredici leader le ultime due posizioni sono occupate dai predecessori di Putin: Mikhail Gorbacev è penultimo col 19% di opinioni positivie e ben il 64% di impressioni negative. Boris Eltsin ultimo, invece, col 17% di voti favorevoli e il 63% di opinioni negative.

I leader degli anni Ottanta e Novanta sono associati, nella narrazione russa, al declino e alla perdita di prestigio. E proprio sulla diversità rispetto a loro era, di fatto, Putin ha costruito le basi del suo consenso. Rivendicando, non senza ragioni nel primo decennio del suo mandato, un rilancio dell'economia e del prestigio globale di Mosca che però dal 2014 in avanti, con la Crimea, si è iniziato a scontrare con le sanzioni e l'aumento del braccio di ferro con l'Occidente.

In quest'ottica, è bene ricordare che nel sondaggio in questione Putin, che ha governato già per un periodo di tempo maggiore a quello passato al Cremlino da Gorbacev e Eltsin messi assieme, non c'è. Russian Field non è un ente ritenuto sotto il diretto controllo del Cremlino: autocensura per evitare guai? O timore che un sondaggio divisivo possa aprire una breccia sulla figura di Putin e compromettere l'attività del think tank? Difficile dirlo. Certamente, sarebbe interessante capire se nel giudizio storico, che è diverso da quello politico immanente, Putin sia considerato dai russi più vicino ai tre grandi leader visti come modernizzatori e avanzatori del prestigio nazionale nella sua narrativa o alle figure più divisive a cui è associata una fase di regresso del Paese.

Dopo un anno e mezzo di guerra in Ucraina e sue conseguenze, certamente i piatti della bilancia sono meno equilibrati a favore della prima opzione rispetto al passato.

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