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Jannik e Pecco, il sole italiano sorge ancora

Domenica di novembre, il cuore a trecento all'ora

Jannik e Pecco, il sole italiano sorge ancora

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Jannik e Pecco, il sole italiano sorge ancora

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Domenica di novembre, il cuore a trecento all'ora. Come la Ducati di Nuvola Rossa Bagnaia che tiene in Italia il titolo mondiale. Come i ragazzi del tennis che sollevano l'insalatiera della Davis. Spagna, terra dolcissima, Valencia e Malaga regalano oro, incenso e gloria al nostro sport, motocicletta e racchette, ma soprattutto uomini, ragazzi, passioni forti, fame di vittorie.

Il rombo potente di Francesco Bagnaia riaccende gli entusiasmi dell'era fantastica di Valentino Rossi. Pecco, tutto casa-palestra-pista, non altro se non Turbo, il suo bassotto che fa parte di un presepe diverso, lontano da altri sguaiati set cinematografici. Roba fresca e buona, di casa Italia. Arnaldi poi, chi è costui? In Davis, Matteo ha offerto un festival improvviso, imprevisto, vincente, viene da Sanremo, a Malaga le ha cantate ai canguri australiani come Jannik, basta il nome ormai, Sinner è la stella cometa del nostro tennis, dolcissimo il risveglio dal sogno lungo del 19 dicembre del '76, un'eternità finalmente interrotta dalla generazione Z.

I giovani a onorare il nostro sport, motociclismo e tennis non raggrumano folle ubriache, ma la domenica di Spagna ha il profumo della fiesta, il sole italiano è sorto ancora.

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