Il nuovo escamotage difensivo dei legali di Ioan Rus, il romeno accusato di aver violentato una studentessa africana lo scorso 16 aprile nel quartiere La Storta, consiste nella richiesta per limputato di giudizio con rito abbreviato. Un procedimento speciale che prevede la riduzione di un terzo sulla pena e con cui si evita il dibattimento. Ora spetta al giudice per le udienze preliminari pronunciarsi in merito e approvare la richiesta di Antonio Sansone e Francesco Saverio Pettinari. Unistanza che se venisse accolta, cambierebbe le carte in tavola: un nuovo processo, in data da definire, dibattuto davanti al gup. Anche se per ora permane il giudizio immediato con la prima udienza fissata al 17 ottobre, ottenuto dalla Procura nei mesi scorsi.
Ma il vero asso nella manica dei due legali del romeno è la richiesta di due perizie, subordinate al rito immediato: una sul coltello con cui Rus avrebbe ferito la donna e unaltra per accertare la sussistenza o meno delle capacità di intendere e volere del loro assistito. Accertamento per cui già in passato Roberto Malano, nominato dal gip Andrea Vardaro, aveva formulato la capacità di intendere e di volere del romeno, nonché quella di stare in giudizio. Non si era dato per vinto, però, limputato, per cui erano stati ipotizzati i reati per violenza sessuale, sequestro di persona e tentato omicidio dal pm Maria Monteleone, affermando, nella prima fase interrogatoria, di non ricordare quanto avvenuto quella sera, sostenendo poi che la donna fosse consenziente al rapporto sessuale e negando inoltre di averla ferita con un coltello, utilizzato esclusivamente per tagliare una recinzione.
Una versione dei fatti in netta contrapposizione con quella della studentessa che ha sempre accusato Rus anche nel corso di un incidente probatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Vardaro.
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