Strage al mercato a Bagdad 66 morti nel quartiere sciita

L’autobomba a Sadr City provoca anche 100 feriti. Rapita deputata sunnita con tutta la scorta. Gli Usa mettono una taglia di 5 milioni di dollari sul successore di Zarqawi

da Bagdad

Sabato di sangue a Bagdad, dove un’autobomba ha fatto strage in un mercato popolare della sterminata cittadella sciita di Sadr City, provocando almeno 66 morti e quasi cento feriti (molti in gravi condizioni), e dove una deputata del maggior gruppo parlamentare sunnita, il Fronte della concordia (Tawafuk), è stata rapita assieme a sette guardie del corpo. Questa nuova fiammata di violenza segna un’aperta sfida al piano di sicurezza scattato il 14 giugno nella capitale con l’impiego di oltre 50mila tra governativi iracheni e soldati statunitensi e avviene nello stesso giorno in cui il premier Nouri al-Maliki inizia un viaggio in Arabia Saudita, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti alla ricerca di sostegno al suo piano di riconciliazione.
L’autobomba parcheggiata ai bordi della strada è esplosa poco prima delle 10 al passaggio di una pattuglia della polizia vicino al mercato ortofrutticolo di Al-Ula, nella sezione orientale di Sadr-City, alla periferia nord-est di Bagdad. Oltre ad avere causato la strage e l’alto numero di feriti, ha distrutto una ventina di auto e danneggiato molti edifici.
Sempre nella zona Est di Bagdad, un commando aveva poco prima sequestrato nel quartiere Shaab la deputata del Tawafuk, Taysir Najah al-Mashhadani, che sotto la minaccia delle armi è stata trascinata via con le sue sette guardie del corpo, assieme alle quali era appena arrivata da Baquba, il capoluogo della provincia di Diyala dove risiede. In serata nessuno aveva rivendicato il sequestro della parlamentare. Secondo fonti giornalistiche irachene, alcune ore prima a Baquba i marine americani avevano fatto irruzione nell’abitazione della deputata sunnita (31 anni, laureata in ingegneria) e ne avevano fermato il fratello, che però è stato rilasciato poco dopo.
Il portavoce del Parlamento, Mahmoud al-Mashhadani, ha chiesto l’immediato rilascio della parlamentare sunnita, Tayseer Mashhadani: «È un’importante novità e una violazione della volontà del popolo iracheno»: lo sostiene il rapita oggi da uomini armati nel quartiere a maggioranza sciita Shaab, a Bagdad. Al-Mashhadani ha chiesto ai sequestratori di rilasciare immediatamente la deputata e ha invitato le autorità ad avviare un’inchiesta sul rapimento. Il Partito islamico iracheno, la più ampia formazione politica sunnita, ha condannato il rapimento e affermato in un comunicato di ritenere i ministri della Difesa e dell’Interno responsabili delle continue violenze nella capitale.
Un altro attentato alla periferia sud-orientale della capitale: tre agenti dei Magawir, i reparti speciali del ministero degli Interni, sono stati uccisi da un ordigno esploso al passaggio del loro fuoristrada, vicino alla moschea di Sour, nel sobborgo di Nuova Bagdad. Ma non è tutto. Nella capitale ieri sono stati trovati anche sei cadaveri. Erano stati abbandonati in un cantiere edile nel quartiere di Dora, uno dei più violenti della città.
Episodi di violenza hanno insanguinato anche il resto del Paese: quattro poliziotti sono morti in attacchi della guerriglia a Kirkuk, Falluja e Mossul. Due agenti hanno perso la vita a Mossul, nel Nord dell’Irak, in seguito all’esplosione di un’autobomba che ha provocato anche il ferimento di sei civili. In questa città poco prima era stato ammazzato in un agguato un colonnello della polizia. A Kirkuk, capitale petrolifera del Nord, un poliziotto è stato ucciso da uomini armati che poco prima avevano distribuito volantini con cui i poliziotti venivano invitati a dimettersi. Sempre a Kirkuk sono stati rinvenuti i corpi di quattro soldati iracheni che venerdì erano stati catturati da un gruppo armato che, in un attacco, aveva ucciso altri cinque militari.
Le azioni della guerriglia non hanno perso di intensità dopo l’uccisione di al Zarqawi, il proconsole di al Qaida in Irak.

Sul suo successore, l’egiziano Abu Ayub al Masri, Il Dipartimento di Stato ha annunciato ieri di avere posto una taglia di 5 milioni di dollari. Un comunicato non indica esplicitamente in al Masri il nuovo capo di al Qaida in Irak, ma dice che l’egiziano «è un alto responsabile di al Qaida in Irak ed era direttamente collegato ad al Zarqawì».

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