La strana coppia Divisi in politica, affiatati sul palco: lo show di Giulio e Fausto

Cernobbio«Siamo nell’incertezza, perché non sappiamo chi di noi debba sedersi a sinistra», esordisce ironico Giulio Tremonti. «A sinistra rispetto a chi?», ribatte divertito Fausto Bertinotti. Sì, è cominciata così ed è proseguita anche meglio.
Metti insomma un pomeriggio a Cernobbio, per l’inedito tu per tu tra il supra-ministro in maniche di camicia e il sub-comandante prevedibilmente un po’ più borghese, che ha fatto salva almeno la cravatta. Metti un duettare così e ne verranno fuori delle belle, era il diffuso e inconfessato auspicio, dato che dopo il sopore diffuso dagli Almunia e dai Trichet se ne sentiva un gran bisogno. Infatti, sala stracolma. Al punto da far dire a Tremonti che «ad averlo saputo, c’era da vendere i biglietti. Comunque, se qualcuno fosse così gentile da mettere un piattino all’uscita…».
L’incontro tra i due non era in realtà in scaletta. È stato buttato lì quasi per gioco da Noris Morano, gran tessitrice di pubbliche relazioni, che ha strappato la strana coppia alle 16,30 dalla sala dei soli addetti ai lavori, quella dove in quel momento il presidente della Takeda Pharmaceutical, Yashuchicka Hasegawa, discuteva sul pensoso tema «L’impresa eccellente, oggi».
«Qui invece non c’è nulla di serio», chiarisce in avvio Tremonti rivolgendo ai giornalisti la preghiera di trattare lui e l’amico Fausto con fair play, evitando di coinvolgerli con titoli compromettenti o imbarazzanti. Di serie, invece, ci sono state per fortuna le tante cose dette da entrambi - condivisibili o no che uno le possa considerare - sul tema che si erano dati, «Democrazia e capitalismo».
Due entità che a detta di Bertinotti «non sono avversarie e men che meno nemiche», premesso che «la caratura particolare della prima non è certo la regola, semmai l’eccezione nel tempo e nello spazio. È insomma uno stato di grazia difficilissimo da costruire così come da mantenere». A minacciarlo è il modello attuale dei governi oligarchici d’Europa, quello di un’era che non è un «dopo Cristo», bensì «dopo il Cristianesimo», con il risultato che «democrazia e capitalismo insieme non ci stanno più, perché il secondo si sta divorando la prima. Anche se questo non vuol dire - ci tiene a non essere frainteso Bertinotti - che il fascismo sia alle porte dell’Europa. Chi lo dice, dice una stupidaggine». Si ritrovano comunque entrambi, il ministro liberista e l’ex rifondatore comunista, sulla valutazione del primo che «questa democrazia acciaccata rimane il meglio che possiamo avere».

«Almeno per ora», aggiunge e puntualizza l'antico compagno. E questo è stato l’apice dello scontro. Al punto che Tremonti la butta lì: «Caro Fausto, se ci fosse Berlusconi ti direbbe: “Sei anche tu milanista, hai rinnegato il comunismo, ma che cosa aspetti a venire nel Pdl?”».

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