Poca festa e tanta paura. Così con buona penna la lettrice Diletta Colombo descrive in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera il primo Capodanno griffato Giuliano Pisapia. Più un incubo che un party, a leggere il resoconto di una testimone ben più attenta dei tanti cronisti che il giorno dopo si sono esibiti nei soliti articoli elogiativi. «Chi voleva festeggiare e ascoltare musica - racconta - era accerchiato da persone che lanciavano petardi e sparavano botti ad altezza duomo». Cè dellaltro. «La piazza era completamente divisa in zone off limits dove si sparava volutamente contro altre persone. Solo chi stava vicinissimo al palco si sentiva al sicuro e tutto intorno invece ci si guardava le spalle e ci si stringeva luno allaltro attoniti per non rischiare di prendere un petardo in testa». Brutta storia per chi era arrivato in piazza «sperando di rivivere lo stesso clima che si era respirato alla vittoria di Pisapia», trovarsi «circondato da giovani adulti, quasi esclusivamente uomini e di origine straniera che sparavano botti e prendevano di mira le persone con violenza». Come «se Capodanno rappresentasse loccasione per queste persone che quotidianamente vivono ai margini di prendersi spazio e di far avvertire in maniera dirompente la loro presenza». Di qui la necessità di aprire «una riflessione importante sugli spazi pubblici a Milano e sulla gestione dellordine pubblico». Che detto da una sostenitrice di Pisapia comincia a far pensare che forse il vento stia già girando di nuovo.
Che forse lassegno in bianco e la fiducia affidati dagli elettori al nuovo sindaco siano vicini alla data di scadenza. E che davvero a poco sia servito affiancare con un pizzico di demagogia allassessorato alla Sicurezza, la Coesione sociale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.