Più che un premio letterario il premio Strega sembra il festival di Sanremo, sebbene in versione pulp-demenziale, un mix tra Quentin Tarantino e i fratelli Vanzina. Ci sarebbero i big, Arbasino, Eco, Camilleri, ma siccome sono big vorrebbero essere premiati senza gareggiare. A Sanremo i giochi sporchi delle case discografiche si fanno dietro le quinte e sui giornali si imbastiscono le solite polemiche di facciata; allo Strega i panni sporchi si lavano davanti, tanto nessuno se ne accorge. Certo, a differenza di Sanremo non cè il televoto, altrimenti come si fa a controllare i voti. Non cè neppure una giuria degna di questa nome, perché ci sono i giurati ma si chiamano Amici della Domenica, nome adattissimo e molto romano, più romano di così si muore: infatti i quattrocento sono per lo più decrepiti e ogni anno muoiono come mosche. Chi non muore neppure si rivede perché non si vedono in giro da decenni, sopravvivono perché gli editori li alimentano artificialmente tutto lanno per farli sentire vivi. Tanto della cultura non è mai fregato niente a nessuno, lo ha detto perfino Arbasino da Fazio, e Fazio ha sorriso come sempre sorride quando sorride, sempre.
Questanno, incredibile, si ritirano anche gli editori, con una breaking news al giorno: siccome Mondadori vinceva sempre si credeva toccasse a Rizzoli, e invece colpo di scena, Rizzoli si ritira, e a ruota si ritirano anche Feltrinelli, altro colpo di scena, e perfino minimum fax, colpettino di scenina. Rizzoli non si è capito perché, aveva Aurelio Picca, che si è arrabbiato molto, «perché il mio libro lho scritto con il sangue, me lhanno chiesto i miei avi», con una dichiarazione così meritava di vincere o di essere lapidato a sangue per fargli raggiungere i suoi avi. Feltrinelli si è ritirata perché ha sbagliato i tempi, puntava su un mattone ottocentesco come Alessandro Mari e aveva Lalbero della giuggiole di Mietta, che sarebbe stata perfetta per spiazzare tutti, e magari se arrivava in cinquina ci scappava pure un vattene amore o magari anche da qualche altra parte. A differenza di Sanremo non cè il dopofestival ma in compenso cè Fulvio Abbate con Teledurruti, dove attacca la lobby veltroniana che ha escluso Picca e appoggiato Nesi. Insomma, alla fine i candidati sono: Edoardo Nesi, Mario Desiati, Alessandro Bertante, Bruno Arpaia, Giorgio Nisini, Mariapia Veladiano, Andrea Tarabbia, Franco Matteucci, Luciana Castellina, Donatella Di Pietrantonio, Fabio Geda, Gilberto Severini, Lorenzo Greco, Flavio Santi, Boris Virani, Viola Di Grado, Gerardo Pepe, Gabriella Sica e a sorpresa don Gino Battaglia (anima della comunità di SantEgidio a Roma).
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