Paola Frassinetti, sottosegretario al ministero dell'Istruzione e del Merito, ha sempre celebrato e valorizzato la ricorrenza del 4 novembre.
"È il giorno in cui si commemora la vittoria dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale, poi è diventata anche la festa nazionale delle Forze armate, credo che tutto ciò rappresenti un grande momento di coesione e di riflessione per il Paese".
E andrà in visita al Sacrario di Redipuglia in Friuli Venezia Giulia?
"Sì, è una consuetudine per me. Ma quest'anno, per la prima volta accompagnerò le scolaresche. Dai più piccoli delle primarie ai più grandi delle superiori, dovrebbero superare il centinaio".
Quindi da sottosegretario all'Istruzione non si presenterà sul palco con le autorità (in rappresentanza del governo interverrà il ministro Luca Ciriani).
"No, starò con i ragazzi e mi fa un grande piacere. Apprezzo la loro curiosità e anche la loro capacità di emozionarsi. Risponderò alle domande".
E il Sacrario è un luogo denso di significati.
"Sì, un territorio evocativo. La piccola stazione è stata trasformata in un museo, poi si possono visitare le trincee che hanno connotato quella durissima Guerra. Credo che insegnare la storia mostrando questi posti e il sacrificio dei tanti caduti sia importante. Il Sacrario di Redipuglia, il più importante d'Europa, custodisce le salme di 100mila soldati che hanno dato la vita per il Paese. Conoscere il sacrificio di tante persone e le esperienze terribili vissute, corrobora il valore della pace, consente di capire meglio perché si debbano costruire relazioni invece di alimentare i conflitti".
Il nonno è stato uno di quei soldati.
"Sì e sopravvisse grazie a una ferita alla gamba, nel 1917. Era un maestro di scuola, partito da Genova: è stato nominato in seguito cavaliere di Vittorio Veneto. Combatté sul Carso, mi raccontava del freddo patito, del cibo consumato dalle gavette, dei pericoli. Capitava loro di seppellire i compagni con i qual condividevano le razioni, il giorno prima erano assieme, il giorno dopo no".
Non si conosce l'identità di tutte le salme del Sacrario?
"Ne sono state riconosciute 39mila, gli altri 60mila sono ignoti e le loro tombe sono posizionate ai lati. Quella Guerra innescò il problema dei riconoscimenti, i caduti erano disseminati ovunque. Il monumento del Milite Ignoto è stato eretto per questo, per ricordarli tutti. La bara custodita all'interno fu scelta da una donna triestina nel 1921, Maria Bergamas, madre di un soldato ucciso. Nella basilica di Aquileia davanti a 11 bare lei si inginocchiò davanti a quella che riteneva appartenerle in qualche modo".
Si può dire che quella Guerra le abbia lasciato un segno.
"Sì, quando ero assessore alla Provincia di Milano avevo realizzato un progetto che permetteva agli studenti di visitare i sentieri dei combattenti insieme agli alpini. I posti sono di grande impatto, penso al Monte Grappa e a tutte le Dolomiti. Credo sia stata un'iniziativa che ha contribuito a far nascere il rispetto di tanti giovani per i loro coetanei di un'altra epoca che hanno dato la vita per il Paese".
Da sottosegretaria si è adoperata per potenziare lo studio della storia.
"Sì, con il ministro Valditara ci siamo impegnati a far sì che alcuni momenti storici trovassero la centralità che meritano: il periodo dell'antica Roma e il Risorgimento su tutti. La Prima Guerra può per certi versi essere vista come la quarta guerra di Indipendenza".
Un messaggio agli studenti.
"Mi auguro che le scolaresche visitino sempre di più il Sacrario, certe pagine della nostra storia trasmettono valori e aiutano a vivere. Studiando la storia si difende la pace".