Gli studenti «Se costassero di meno, questo non succederebbe»

«Se i libri di testo avessero un prezzo ragionevole tutto questo non succederebbe». Gli irriducibili della fotocopia hanno base in via Averardo Buschi: a pochi metri dalla stazione di Lambrate, ma soprattutto a ridosso di quel gigantesco esamificio che è il Politecnico. Qui, dietro una vetrina senza pretese con l’insegna «Fotocopie», si celava secondo l’indagine della Guardia di finanza, quasi una casa editrice clandestina, specializzata nel riprodurre a metà prezzo migliaia di testi universitari. Nei mesi scorsi, i finanzieri hanno fatto irruzione, perquisito, sequestrato. Ma in via Buschi non si arrendono.
È una battaglia che vede alleate - come è inevitabile - le copisterie e gli studenti. A sentire loro, le grandi case editrici non sono le vittime di questa storia, ma semmai i colpevoli. E loro complici sono i docenti, che per ogni esame prescrivono testi su testi avendo in mente più i diritti d’autore che la completezza del sapere.
«Io la chiamo la mafia bianca - dice il titolare della copisteria, uno degli indagati - sono tutti d’accordo, docenti, case editrici, guardia di finanza. Non discuto: le leggi ci sono. Ma sono leggi assurde. In teoria uno studente può fotocopiare solo il 15 per cento di un testo. Però può farne il 15 oggi, il 15 domani, il 15 dopodomani. Il risultato non cambia, solo che gli viene a costare il triplo. E allora si crea una specie di disobbedienza civile. Lo fanno tutti e lo sanno tutti. Ho studenti che sono figli di ufficiali dei carabinieri, di sottufficiali della Finanza, e anche loro vengono qui a fotocopiare libri interi. Inutile fare finta di scandalizzarsi. Costringere uno studente a comprare duecento euro di libri per sostenere un esame è un modo per cacciare dall’università chi non ha alle spalle una famiglia ricca. Secondo me lo scandalo è questo».
Entrano due studenti, evidentemente hanno sentito il telegiornale perché hanno l’aria titubante. «Fate ancora fotocopie di libri?». Sì, ne fanno ancora. E a quel punto anche i due ragazzi, entrambi universitari di Ingegneria, si sciolgono: «Per ogni esame ci vengono chiesti almeno due testi, uno di teoria e uno di esercizi, e questo vuol dire almeno ottanta euro. Ma questo non è ancora niente. Ci sono esami per cui il docente chiede di studiare su quattro libri diversi: un capitolo di uno, due capitoli di un altro, eccetera. Se uno dovesse comprare i quattro libri se ne andrebbero minimo duecento euro. Invece facciamo le fotocopie solo dei capitoli che servono, e ce la caviamo con venti o trenta euro».
Chiaro? Chiaro.

Il business della fotocopia, visto da via Averardo Buschi, appare inarrestabile. Sulle ricevute che qui distribuivano agli studenti, d’altronde, era scritto chiaro: «Chi ha fretta e non ha pazienza può rivolgersi altrove, grazie!».

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