Genova tra malattia, crisi (generazionale ?) e
rinascita umana il film «Uno su due» di Eugenio Cappucci con Fabio Volo protagonista. Si parte da un aeroplano: «Tra qualche minuto saremo a Genova». Un passeggero ha paura; un altro, rilassato, con mascherina nera sugli occhi, lo irride: «Io mi affido». La città appare con il Matitone, a braccetto con una musica classicheggiante che si rivelerà altre volte nel film, non sempre a proposito. L'avvocato rampante Lorenzo Maggi (il televisivo Fabio Volo - «Casomai», «La febbre»), trentaquattrenne dalle umili origini opportunamente celate, vive a Genova convinto di essere un padreterno: giunto a terra, bacia in bocca l'amico e socio Paolo (Giuseppe Battiston - «Pane e tulipani») che si rivelerà presto migliore di lui. «Che schifo, sei fuori!». È scortese con la vicina, fa lo sbruffone, corre la vita all'impazzata evitando accuratamente coinvolgimenti sentimentali, etica e scrupoli morali. Dal terrazzo di casa, coperto da una bella vetrata (zona Santa Brigida alta) vede la Lanterna, i vicoli, le navi. Da lì, durante una «festa di lavoro» esclama giulivo: «Signori, Genova per voi!».
La vita, quella vera, pare mandarlo a casa all'improvviso: uscendo da un bar in piazza della Vittoria, dopo una discutibile causa vinta in tribunale, crolla a terra privo di sensi. L'amico Paolo («belin, c'era un traffico, guarda
») lo vede attraverso la tv al plasma che stavano osservando: è una delle scene più riuscite. Il ricovero è immediato, seguito dalla biopsia. Nel reparto di neochirurgia si ritrova accanto un ex camionista romano, che immediatamente, con semplicità, lo aiuta a fare i «bisogni»: un calmissimo e tranquillo, benché oramai perduto
Ninetto Davoli (Giovanni) di pasoliniana memoria. Niente riccioli, una somiglianza curiosa con Michele Placido, la recitazione misurata, dolente, perfettamente a fuoco. Una splendida sorpresa, da premio. Mentre mangia un frutto gli chiede: «Ne vuoi un pezzo?» e glielo schiaffa in bocca senza nemmeno attendere la risposta.
Come ovvio Lorenzo non sopporta questo popolano stranamente gentile, salvo cambiare idea con l'avanzare della paura.
La sorella («mi abbracci dieci secondi?») lo definisce «rattenuto» (un agile mix tra rattrappito e trattenuto), la bella fidanzata semiconvivente Silvia (Anita Caprioli - «Santa Maradona»), con la quale porta avanti una sorta di vita da single in comune (con spazzolino da denti
mobile) sa rintuzzarlo a dovere: «
e tu ti infili questo magnifico spazzolino su per il culo!». Così il «nostro» si ritrova a passare dall'arroganza progettuale alla statistica pura del titolo: uno su due si salva in presenza di un tumore. Uscito dall'ospedale i suoi «rapporti» traballano: «Paolo, ma tu cosa pensi di me veramente?»
«Beh, a volte sei arrogante e presuntuoso»
La stessa Silvia non si fa troppe illusioni: «Tanto siamo solo due single che stanno insieme».
Eugenio Cappuccio («Volevo solo dormirle addosso»), assistente alla regia di Federico Fellini in «Ginger e Fred» maneggia con cura il tema ostico della malattia, evita la retorica, usando a tratti movimenti di camera lenti e qualche vezzo stilistico inutile. Riesce a far girare a dovere il cast: Volo cerca di passare dalla commedia all'italiana che fu (riesce a scambiare due ragazzo squillo di Chiasso per imprenditrici
russe) al registro drammatico e a tratti ci riesce, aiutato oltre che da Davoli anche da un Battiston eccellente. Anita Caprioli è misurata al punto giusto, la giovanissima Tresy Taddei, dal volto splendido ed intenso, è una scoperta. Piacevole anche rivedere sullo schermo Agostina Belli (ex moglie di Giovanni).
Lorenzo decide di partire per l'Umbria alla ricerca dell'unica figlia del nuovo amico, che da anni ha chiuso i rapporti con il padre. «Dove abiti?» chiede lei. «A Genova» risponde lui. «Non ci sono mai stata». La nuova avventura (con tanto di parapendio metaforico, da novello Icaro) aiuta Lorenzo a rimettere in discussione i suoi desideri e le sue scelte per il futuro ancora sospeso... Tresy decide di raggiungere il padre, dorme durante il viaggio e quando riapre gli occhi si ritrova in Sopraelevata, accolta dal Bigo e dal galeone ormeggiato nei pressi
.
La sceneggiatura, alla quale ha collaborato lo stesso Volo (che in quel periodo era da un mese realmente in ospedale per accertamenti), è tratta da un soggetto originale di Michele Pellegrini e Francesco Cenni, vincitore del Premio Solinas 2001. È uno dei punti di forza di «Uno su due»: «se sai le cose sei libero»
Alcune scene sono state girate in Umbria (Deruta, Monte Subasio), Imola, Bologna, quelle dell'ospedale a Roma. È un film sincero, un po' perso nel finale positivo e buonista, tipico di tanto cinema italiano: Lorenzo è diventato una persona migliore («impariamo a fare tante cose nel mondo che non possiamo credere che esso poi sopravviva alla nostra assenza»), Silvia e Paolo lo riaccolgono. La Caprioli e Battiston hanno già girato a Genova (lei «Onde», lui «Agata e la tempesta» ed «Elsa - W.T.» entrambi di Soldini) e pare apprezzino la città. «I genovesi cambiano spesso umore ma sanno essere veri amici» , «
passeggiare per i vicoli di Genova: sai dove entri e non sai dove esci»
La «Superba» fa da cornice alla storia, ripresa talvolta in panoramiche al tramonto, soprattutto si vedono la Sopraelevata e il Matitone. Si cita il carruggio delle Monachette e si sente lo stridere dei gabbiani nel porto. Volo pare spingesse per chiamare il film «Belin, Maggi!».
UNO SU DUE (Italia 2006) di Eugenio Cappuccio, con Fabio Volo, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston, Ninetto Davoli - '100. In prima visione al cinema dal marzo 2007.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.