Caso Claps. Tutti parlano di «svolta». Eccetto i magistrati salernitani, titolari dellinchiesta sullomicidio della studentessa potentina. Anzi, al Giornale che chiede di confermare o smentire, dalla Procura campana arriva solo una risposta stizzita: «Chiedete a Chi lha visto?. A noi non risulta nessuna svolta...».
Ieri sera il programma di Rai Tre ha fatto il botto, dando una notizia che - se risultasse vera - potrebbe rappresentare la chiave di volta del giallo: «Tracce del Dna di Danilo Restivo (unico indagato per la morte di Elisa ndr) sono state rilevate sulla maglia che la sedicenne indossava quando, il 17 marzo 2010, il suo corpo fu trovato nel sottotetto della chiesa della Ss. Trinità di Potenza. Il Ris dei carabinieri di Roma ha analizzato 20 reperti, riscontrando il Dna di Danilo Restivo».
Dopo la prima perizia genetica (che non aveva riscontrato alcuna tracce del Dna di Restivo ndr), il gip ne aveva disposto una nuova, accogliendo la richiesta dei pubblici ministeri di Salerno, conferendo lincarico al Ris dei carabinieri. Che ora hanno ribaltato lesito del primo esame. Il cittadino, a questo punto, si pone una semplice domanda: ma queste tracce di Restivo ci sono o no? La prima perizia sostiene di no, la seconda sostiene di sì. A dimostrazione che esami «scientifici» e test di laboratorio possono trasformarsi in un elemento di «complicazione» per le indagini. Ma questo è un discorso che rischia di portarci fuori tema. Tornando invece al caso Claps, le rivelazioni di ieri a Chi lha visto? sono anche il riflesso di un altro aspetto patologico: cioè il rapporto tra mass media e magistratura inquirente. Unanomalia che diventa ancora più stridente quando in ballo ci sono casi di nera che, da una parte, vedono in evidente difficoltà le indagini e, dallaltra, scatenano i carrozzoni televisivi con le solite compagnie di giro a base di giornalisti pseudo-investigatori, psicologi, sociologi, avvocati, scrittori e non meglio precisati «esperti» (qualifica che ormai non si nega a nessuno).
Nel caso del dramma di Elisa Claps (che si sta trascinano da 18 anni, cioè da quella maledetta domenica del 12 settembre 1993 in cui sparì nel nulla), le polemiche affondano soprattutto sulle prime mosse dellinchiesta, allindomani del ritrovamento del cadavere di Elisa. In quel preciso istante tutte le bugie di Danilo Restivo erano fin troppo chiare: forse sarebbe bastato andare in Inghilterra (dove Restivo vive da molti anni) e arrestarlo. Cosa che non è stata fatta, preferendo invece seguire la strada accidentata delle perizie e delle controperizie. Risultato: si è perso tantissimo tempo, durante il quale Restivo è stato arrestato dalla polizia inglese per un altro delitto (Eather Barnett, una sarta sua vicina di casa); ora Restivo è in cella in attesa del processo e lestradizione in Italia è praticamente impossibile in tempi brevi. Insomma, i giudici britannici si sono mossi in anticipo rispetto ai colleghi italiani che di questa storia non sono ancora riusciti a venire a capo.
Ora si sta cercando di recuperare il tempo perso, ma è un po come chiudere il cancello quando i buoi sono ormai scappati da un pezzo. Comunque, stando allultimo referto dei Ris, sulle spalle di Elisa Claps gli investigatori avrebbero trovato «abbondante materiale biologico, da cui è stato prelevato il campione comparato con quello di Danilo Restivo». La ragazza sarebbe stata «colpita alle spalle più volte con una lama», tanto che «lassassino avrebbe lasciato la sua impronta genetica in mezzo al sangue impregnato nella maglietta di Elisa». Ora, il «fatto nuovo», sarebbe rappresentato dalla «verificata coincidenza tra il Dna di Restivo arrivato dallInghilterra e quello prelevato dai resti della ragazza».
Comprensibile lo sfogo della famiglia Claps: «Vogliamo vedere Danilo Restivo sul banco degli imputati, accusato di omicidio. Il cerchio, su di lui, si è definitivamente chiuso». Forse.
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