Cronaca locale

Le suggestive atmosfere di un ex-Comune

Nel suo libro «Baggio antifascista», presentato ieri, Giuliana Cislaghi ripercorre la storia del borgo che diede i natali a Papa Alessandro II

Alessandra Iadicicco

Storie di periferia. Ma Baggio, prima di essere ingoiata da Milano e risputata ai margini periferici del tessuto urbano, era un comune autonomo. Borgo contadino e operaio tra Otto e Novecento era stata, in tempi più lontani, centro romano, paese natio di papa Alessandro II e Sant'Anselmo, ospitale stazione di sosta per il Petrarca, vitale fulcro di cultura per i monaci Olivetani del Trecento.
Non alle origini tanto remote del rione cittadino risale la storica Giuliana Cislaghi nel suo «Baggio antifascista» (168 pagine edito e distribuito dalle Coop, o nella libreria «Linea di Confine» di via Ceriani). Risale poco più indietro dell'epoca in cui, annesso alla vicina Milano con l'avvento del fascismo, il piccolo comune rivelò con coraggio la propria identità: quanto meno opponendosi al regime.
Non è storia rionale, né vicenda di quartiere quella che - con appassionante intonazione narrativa, appassionata ricerca documentaria - l'autrice ha ricostruito nel suo libro, presentato ieri nella sede Coop di via Gianella 31. A riprova che, anche nelle attività della storica «cooperativa di consumo», l'antico sobborgo ha ritrovato e ripristinato il proprio carattere - le cascine, i cortili, la chiesa vecchia e i fontanili - godibile nello spirito d'iniziativa e di divulgazione culturale.
Godrà di quello spirito e dell'atmosfera suggestiva che aureola l'antica via intitolata al primo sindaco del comune - il nobile Giuseppe Gianella - chiunque voglia spingersi fin laggiù: sulla via del tram inaugurata nel 1913 ad allacciare Baggio all'allora sì irraggiungibile centro città. E sentirà il racconto delle difficoltà dei trasporti dei primi operai baggesi in trasferta dal paesello alla filotecnica dell'ingegner Salmoiraghi (quello degli occhiali). Della miseria delle massaie che, escluse dal giro del menalatt, bloccarono il carrettiere diretto alla Centrale chiedendo latte per i bambini affamati. Dei primi scioperi contadini: quando i braccianti delle fattorie di Trenno, stanchi di essere pagati in natura (a magre porzioni di rane e di riso) incrociarono le braccia fino all'intervento della cavalleria di Bava Beccaris. E, ancora, delle migliorie nella organizzazione di commerci, educazione, sanità - la nascita delle Coop, fuori le quali neanche un gugin (un aghetto) doveva esser comprato, i primi asili per i figli degli operai, la biblioteca, la Croce Verde - e delle meglio organizzate agitazioni: gravitanti sulla sezione locale del PCI, i Gruppi di Difesa delle Donne, il CLN di stanza nelle «case minime» dell'odierna via Forze Armate.
È una storia di miseria e ingegnosa sopravvivenza, di politica, impegno e Resistenza che culminò eroicamente con l'insurrezione partigiana del marzo '45. All'indomani dell'anniversario della Repubblica (cui a Baggio il 70 per cento dei votanti disse sì) e poco lontano dalla baggese via Due Giugno, Giuliana Cislaghi la ripete con la misura della studiosa e la partecipazione dell'engagée, rendendoci partecipi delle biografie personali e delle memorie familiari dei non anonimi protagonisti di allora.

Hanno tutti un volto e un nome i partigiani di periferia: dalla Giuseppina Tuissi, detta «Gianna», alla medaglia d'argento Rino Sisti.

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