Sul federalismo il centrosinistra perde i pezzi

Il federalismo mette in crisi il centrosinistra. E si rivela la goccia che fa traboccare il vaso di malumori accumulati nei mesi e manifestati a suon di astensioni e divergenze. Ieri Ds, Margherita e Verdi hanno votato sì alla mozione che chiede al Governo un'accelerata sull'autonomia. Rifondazione Comunista invece si è opposta a quello che definisce «il federalismo dei ricchi» e invita gli altri partiti del centrosinistra a non seguire Formigoni e a «lasciar stare gli inciuci». Una spaccatura bella e buona, che sembra andare ben oltre il dibattito sul federalismo. Quello che non va giù all'ala estrema della sinistra sono «le alleanze variabili che stanno portando a un omicidio politico dell'Unione».
«Siamo così preoccupati - sostiene il capogruppo del Prc, Mario Agostinelli - da mettere in discussione la solidità dell'Unione. Si è aperto un problema serio e pesante che va affrontato in sede nazionale».
Intanto il centrodestra incalza il premier Romano Prodi a dare delle risposte alla Lombardia. «Se il governo continua a tacere - spiega il capogruppo di Forza Italia, Giulio Boscagli - per noi è una manna perché continuerà a perdere consensi». Dietro al silenzio del Governo sul tema del federalismo, il presidente del Consiglio regionale, Ettore Albertoni, vede una «forma di disprezzo verso la Costituzione italiana».
Il ministro agli Affari regionali, Linda Lanzillotta, mostra apertura ma precisa che «la questione non può essere valutata dal governo prima che sia stata data attuazione al federalismo fiscale».

Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni rispedisce al mittente la considerazione: «Non sta scritto da nessuna parte che la discussione dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione debba essere preceduto dalla attuazione dell'articolo 119».

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