Sul palco gli Oasis, il pop che arriva da Manchester

Ancora circolano foto della catena umana che nell’agosto 1989 congiunse le tre Repubbliche baltiche. Due milioni di persone, lì a perorare la secessione da Mosca, unite nel nome di un canto che è nelle corde tanto di Lituani, quanto di Lettoni ed Estoni: in questo assolutamente consanguinei. Una campagna per l’indipendenza passata alla storia come Rivoluzione del canto. E già nell’Ottocento zarista, Vilnius, Riga e Tallin avevano giocato la carta della musica convertendosi in culle di festival che sventagliavano canti di protesta.
Quanto all’oggi, accade che i Ministeri della Cultura dei tre Paesi Nordici abbiano firmato un protocollo a sostegno della Kremerata Baltica, la stupenda orchestra che raccoglie il fior fiore dei giovani musicisti di lassù: complesso che è dunque simbolo del dialogo baltico. La Kremerata e il suo leader, il violinista lettone Gidon Kremer, sono ospiti lunedì (ore 21, in Conservatorio) delle Serate Musicali, impegnati in un programma che chiude con un classico dei classici, Serenata notturna di Mozart, dopo aver perlustrato alcune aree dell’ex Unione Sovietica attraverso composizioni della lituana Raminta Sersnyte (1975), del georgiano Giya Kancheli (1935) e degli ucraini Leonid Desyatnikov (1955) e Reinhold Glière (1875).
Kremer è violinista dalla grinta selvaggia e tumultuosa, l’ultimo esito di una famiglia di violinisti da generazioni che con lui ha fatto pienamente centro. Dal 1997, guida i suoi prodi con discrezione, evitando che nome e carisma possano schiacciare la sua creatura impegnata in tour senza respiri.

I giovanotti e fanciulle della Kremerata sono l’ultima manifestazione dell’efficacia – almeno in questo caso – del sistema culturale sovietico. Sistema fatto di decine e decine di scuole sparse su tutto il territorio e di un’offerta musicale a getto continuo. Con l’esito che nelle tre Repubbliche Baltiche la musica ha toccato punte di eccellenza.

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