«Sul patto di legalità il governo perde tempo»

(...) con i tecnici che ci aveva suggerito il ministro per contribuire a una norma che desse risposta a questo problema drammatico e il ddl è stato inviato già a dicembre al Parlamento. Stiamo aspettando da sei mesi e vorrei capire perché è ancora fermo, visto che non dovrebbe presentare difficoltà neanche dal punto di vista politico». Tra i punti del ddl Pollastrini, giudizio immediato e pene più severe per chi compie violenze e maltrattamenti in strada o tra le mura domestiche e possibilità per i Comuni di costituirsi parte civile e assistere dunque le vittime durante il processo.
Il modello Milano, ha riconosciuto invece il commissario Ue Frattini - ieri a Palazzo Marino per presentare il Forum europeo per l’integrazione che a novembre si terrà proprio in città - è «una ricetta che può essere imitata dagli altri Paesi dell’Ue. Tre i punti fondamentali nel patto di legalità: integrarsi vuol dire avere non solo diritti ma anche doveri, conoscere la lingua del Paese in cui ci si trasferisce, integrarsi in aree diverse come quella scuola e avere un lavoro regolare». Pene severe, fino all’allontanamento, per chi non rispetta le regole del patto. Milano, conferma la Moratti, è stato «un laboratorio che ha aperto la strada a molte altre città. Offriamo agli stranieri servizi sociali, inserimento al lavoro, mediatori culturali». In cambio, come ha dimostrato il patto fatto siglare ai capifamiglia rom al campo di via Triboniano, viene preteso il rispetto delle regole. «Il governo - sottolinea però la Moratti - non ha ancora risposto alla richiesta di trasformare quel patto in legge. Sono contenta dunque che Frattini pensi di poter estendere la proposta a livello europeo, se può diventare una direttiva Ue avrebbe addirittura maggior valore».
Dopo via Triboniano, il Comune è pronto a esportare il patto negli altri campi regolari. Lunedì al tavolo per la sicurezza che si riunirà in prefettura la Moratti chiederà «di fare una pianificazione, programmeremo la progressiva estensione agli altri insediamenti. Naturalmente è un progetto che non può vedere coinvolto solo Palazzo Marino, a Triboniano per sistemare il campo e far rispettare il patto i tempi sono stati lunghi, ci abbiamo messo sei mesi e l’abbiamo fatto con l’aiuto di prefettura, questura, forze dell’ordine e del terzo settore».
Anche l’assessore alle Politiche sociali del Comune, Mariolina Moioli, sostiene che per fronteggiare l’emergenza rom «c’è bisogno di un urgentissimo intervento del governo, le città non possono rimanere sole. Abbiamo un arrivo non governabile di nomadi e hanno ragione i cittadini, se non c’è posto non può più esserci accoglienza».
L’ennesimo no ai rom è giunto ieri a Palazzo Marino - nella forma di uno striscione lungo circa trenta metri - da una delegazione di cittadini accompagnati dai capigruppo della Lega Nord in consiglio di zona 2 e 3.

Lo striscione, con migliaia di firme raccolte al gazebo contro l’insediamento dei nomadi al parco Lambro, era indirizzato al sindaco e all’assessore Moioli, a cui lo «recapiterà» oggi il capogruppo del Carroccio Matteo Salvini: «L’estensione dei patti di legalità agli altri campi - commenta - può andar bene nell’immediato, ma l’obiettivo della Lega è e continua a rimanere il numero zero di rom a Milano».

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