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Sul prossimo taglio dei tassi la Bce tira già il freno

Decisa all’inizio del mese «una cosa mai fatta», per usare le parole di Jean-Claude Trichet, la Bce sembra già pronta a tirare il freno sul fronte dei tassi dopo averli tagliati dello 0,75% (al 2,5%) lo scorso 4 dicembre. «I margini di manovra sono molto limitati e permettono, in via potenziale, solo passi ridotti», ha dichiarato Jurgen Starck, uno dei componenti del board dell’Eurotower. Starck è noto per le sue posizioni di falco intransigente, di custode per eccellenza dell’ortodossia anti-inflazionistica, ma la sua sortita ha ugualmente sorpreso. Nell’ultimo consiglio, il board si era schierato tutto a favore di un ulteriore (e robusto) ammorbidimento della politica monetaria, giustificato dallo stato recessivo di Eurolandia e dal raffreddamento dei prezzi al consumo.
I mercati valutari, infatti, hanno puntualmente registrato le parole di Starck, con un deciso spostamento sull’euro a spese del dollaro (fino a 1,3318) e soprattutto delle sterlina, scivolata al minimo storico a quota 1,1250. Il pound risente della misura di emergenza presa sette giorni fa dalla Bank of England (taglio di un punto secco del costo del denaro), il dollaro soffre dei pessimi dati macroeconomici di ieri, destinati ad aumentare le possibilità di un’ennesima sforbiciata ai tassi da parte della Fed. Dopo il dato choc della scorsa settimana legato ai 533mila dei posti di lavoro bruciati in novembre, sull’occupazione Usa è arrivata la doccia gelata dei sussidi: 58mila la scorsa settimana, lo score peggiore degli ultimi 26 anni. L’inflazione è inoltre in picchiata, con i prezzi alle importazioni crollati del 6,7% il mese scorso. Un avvitamento che alimenta i timori di un processo deflazionistico in corso, mentre cattive notizie arrivano anche dal fronte della bilancia commerciale, il cui deficit è a sorpresa peggiorato in ottobre a 57,19 miliardi di dollari, il primo aumento (dell’1,1%) da un trimestre.
Quanto all’Europa, le parole di Starck contrastano sia con un quadro economico fortemente perturbato, sia con le dichiarazioni rilasciate proprio ieri da Trichet. «Non siamo ancora usciti dalla tempesta», ha detto il presidente della Bce. L’Italia è entrata ieri in recessione tecnica; in Germania un istituto autorevole come l’Ifo vede nero: la stima è di una contrazione del Pil 2009 del 2,2%, la peggiore dal dopoguerra, e di una battuta d’arresto anche nel 2010 (-0,2%).

E lo stesso Bollettino mensile della Bce, diffuso ieri, parla di incertezza relativa alle prospettive economiche di Eurolandia che «resta eccezionalmente elevata», e di «rischi per la crescita economica orientati verso il basso» in uno scenario caratterizzato da domanda e inflazione in frenata. Il Pil dovrebbe calare nell’euro zona dello 0,5%.

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