da Roma
Per quattro voti, 157 a 153, la maggioranza evita il tonfo a Palazzo Madama, e le pregiudiziali presentate dalla Cdl al ddl Mastella che sospende la riforma dellordinamento giudiziario vengono bocciate.
Grande tensione e grande bagarre, ieri mattina nellaula del Senato, con reciproche denunce di «pianismo» tra maggioranza e opposizione, e molte schede senza corrispettivo senatore pizzicate dai questori.
Certo lUnione è corsa ai ripari, dopo lo scivolone di martedì, e ha precettato tutti: dai senatori a vita (compreso lex presidente Ciampi, che ha rimesso piede in aula per la prima volta dopo i fischi della fiducia a Prodi) ai ministri (la Turco martedì era assente) agli infortunati: il povero Guido Calvi (ds) è arrivato con le stampelle, per una frattura al femore: «Per fortuna non scomposta - dice lui - ma mi era stato prescritto riposo assoluto... Come facevo però a non venire?». Già, come faceva, quando la maggioranza è appesa a ogni singolo voto e anche luso dei gabinetti è controllato dai gruppi, per evitare pipì nel momento sbagliato?
Situazione pesante per chi deve garantire la sopravvivenza della maggioranza in quellaula, e ieri la capogruppo dellUlivo Anna Finocchiaro è sbottata, prendendosela con lopposizione che non collabora: «Si vuol fare del Senato il luogo dellesasperazione politica, venendo meno al patto tra gentiluomini fatto con lopposizione»: meno ricorsi alla fiducia ma la Cdl non «blocchi» laula. Invece, «vedo lintenzione di fare del Senato un pantano», è insorta. Risposte piccate dalla Cdl: «Ha una preoccupante visione della democrazia», denuncia il leghista Castelli. «NellUlivo stanno saltando i nervi», incalza Matteoli di An. Ma ad aver permesso al centrosinistra di tirare un sospiro di sollievo, ieri, sono state anche le defezioni nelle file dellopposizione: cinque, una più dei voti di differenza sulla pregiudiziale. E subito nella Cdl è partita la caccia agli assenti, con i sospetti puntati sullUdc: in effetti, due dei senatori che mancavano allappello erano centristi, Nedo Poli e Luca Marconi (un neo-eletto, leader nientemeno che del movimento «Rinnovamento nello spirito»). E il segretario del partito Cesa è stato costretto a richiamare i suoi allordine con una lettera ai parlamentari: «Le prossime assenze ingiustificate verranno punite con la sospensione dagli incarichi di partito», ha avvertito. Ma mancavano altresì due esponenti di An, Mantica e Saia, per motivi di salute, e uno della Dc, Pistorio, perché è arrivato in ritardo.
Per lUnione, che ha registrato nel voto lannunciata defezione dellex dipietrista Di Gregorio, presidente della commissione Difesa, è risultato comunque determinante il contributo dei senatori a vita: Cossiga ha votato contro la maggioranza, ma Ciampi, Zavoli, Levi Montalcini, Andreotti e Scalfaro hanno dato il proprio sostegno. E su questo si è innescata una dura polemica. Lex Guardasigilli leghista Roberto Castelli se lè presa in aula con Ciampi, ricordando che da presidente della Repubblica aveva rinviato alle Camere la «sua» riforma. Il presidente del Senato Marini lo ha zittito. Ma anche il presidente emerito Cossiga è partito allattacco, annunciando una sua proposta per labolizione dei senatori a vita. «Quando si determinò questa situazione di imbarazzante incertezza nel Senato, confermata da quanto accaduto oggi perché se i sei senatori a vita non avessero votato la maggioranza sarebbe andata in minoranza - ha raccontato - scrissi una lettera a tutti i senatori a vita dicendo che non derivando, se non per motivi storici, i nostri poteri dalla sovranità popolare, non potevamo interferire sui risultati del voto, partecipando nei casi in cui il nostro voto fosse determinante».
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