Sulle «dimissioni» di Tizzoni pesa più la scure di Monti che i disastri dell’alluvione

Sulle «dimissioni» di Tizzoni pesa più la scure di Monti che i disastri dell’alluvione

«Dimissioni? No, guardi che deve aver sentito male. Se si riferisce alla telefonata di prima, stavo valutando i tempi per la pensione». Ah, quindi le indagini per l’alluvione di Sestri Ponente, l’iscrizione nel registro degli indagati di venerdì scorso, non c’entrano nulla? «No, no su quel fronte sono assolutamente sereno». E allora la lettera di dimissioni alla quale accennava poco fa? «Sto solo facendo i conti se con la nuova manovra di Monti perdo diritti già acquisiti, allora penso se andare via prima. Il mio intento però sarebbe quello di restare fino alla fine della legislatura, anzi, qualche mese in più. Stiamo valutando i tempi con la Danzì». Capito.
Mercoledì mattina, Palazzo Tursi, Sala Rossa. Nel giorno decisivo per l’approvazione del Puc, alle 8.20 c’è solo Paolo Tizzoni, vicedirettore generale e responsabile dello sviluppo urbanistico e grandi progetti del Comune, finito nel mirino della Procura di Genova insieme ad altri 23 indagati per il disastro del 2010 in cui perse la vita una persona. Lui, Tizzoni, ai tempi dell’alluvione era vicepresidente della Provincia con deleghe alla pianificazione territoriale, all’urbanistica e alla difesa del suolo e si occupò anche del piano di bacino del Bisagno.
E adesso, a poco più di un anno dal nubifragio del 4 ottobre e con un secondo ancor più drammatico che pesa sull’amministrazione locale come un macigno, gli è piombato addosso un avviso di garanzia che parla di reato di inondazione colposa per il 2010. Ma guai ad immaginare che la parola «dimissioni» sia legata a quella sciagurata vicenda. I suoi conti - perché di conti si tratta - al momento riguardano tutt’altro argomento. «Dunque, io sono del 51’, quindi sarei dovuto andare in pensione già nel 2007. Però adesso vediamo con queste nuove norme come cambia». Insomma, beghe di contributivo, retributivo, blocco dell’indicizzazione, scatti e riscatti. E se alla fine di tutto questo complicatissimo calcolo, si tratterà di lasciare il posto prima di Natale, non sarà certo per fatti giudiziari. Come a dire: dove non potè l’alluvione, riuscì il governo Monti.
«Le indagini? Ma no, l’ho già detto e glielo ripeto: io sono sereno.

E chi hanno interrogato i pm? Gli avvisi sono arrivati appena una settimana fa, devono dare il tempo alle persone di cercarsi un avvocato. Comunque io non sono stato chiamato». Per la cronaca, alle 9.30 in Sala Rossa arrivano i primi consiglieri. Alle 14 il Puc viene approvato: 25 voti a favore, 15 contrari e 3 astenuti. Questione di conti.

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