Sulle mazzette faida familiare tra Ugliola e suo cognato

C’è anche una faida familiare sulla gestione della cassa delle mazzette, dietro l’inchiesta su Davide Boni, presidente del Consiglio regionale accusato di corruzione per una stecca da diecimila euro. Quando Michele Ugliola, l’architetto che faceva da collettore delle tangenti, finì in galera, pare che suo cognato Gilberto Leuci abbia movimentato il contante. E il dissidio tra i due congiunti non è stato estraneo alla decisione di Ugliola di collaborare con gli inquirenti.
Ma ora si scopre che anche Leuci ha seguito Ugliola sulla stessa strada, confermando e rafforzando i racconti del cognato soprattutto per quanto riguarda la spartizione tra i partiti del centrodestra delle stecche raccolte a Cassano d’Adda: «Sono a conoscenza che i soldi per la politica dovevano essere destinati pro quota ai partiti che reggevano la giunta cassanese, in particolare Forza Italia e Lega Nord», ha detto Leuci, parlando di almeno una dozzina di delibere truccate e di un milione e mezzo di euro di tangenti. E ha aggiunto che «non so indicare un esponente politico preciso per quanto riguarda il partito Forza Italia, mentre posso indicare Boni e Ghezzi come politici di livello più alto, con cui aveva stretti rapporti Ugliola, da cui avevamo copertura».


Dichiarazioni che non sembrano allarmare il difensore di Davide Boni: «Non vi è alcun elemento che sposti le considerazioni già fatte in ordine all’estraneità ai fatti del mio assistito», dice l’avvocato Federico Cecconi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica