Sulle tracce di sei omicidi, a processo i boss di Cosa nostra

La Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio di ventidue uomini di Cosa nostra, tra cui Totoò Riina e Leoluca Bagarella, per sei omicidi compiuti a Milano tra il 1987 e il 1992. Filo conduttore dei delitti - ricostruito grazie alle testimonianze di una serie di pentiti - la guerra senza quartiere dichiarata dai vertici di Cosa nostra a chiunque non rispettasse il potere assoluto di Riina, il «Capo dei capi», e dei suoi alleati. Sotto il piombo dei sicari venuti dalla Sicilia caddero Gaetano Carollo, vicecapo del mandamento di Resuttana, sospettato di voler gestire in proprio il grande business del traffico di eroina, ma anche esponenti di «mafie» minori, come la «Stidda» di Gela e il clan dei «cursoti» catanesi, tutti accusati di non riconoscere il dominio dei corleonesi.

«Dobbiamo riprendere Milano sotto il nostro controllo», diceva Totò Riina ai suoi.
Ma sulla ricostruzione della Procura di delitti vecchi di vent’anni pesa l’ordinanza di un giudice preliminare che ha rifiutato di arrestare gli indagati per mancanza di riscontri alle accuse dei pentiti.

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