SUONARE STELLA, TRA COMMEDIA E SHOW

Suonare Stella (martedì su Raidue, ore 21) è uno di quei programmi di fronte ai quali, al primo impatto, ti chiedi «ma cos'è?». Non che la domanda smetta di reclamare una risposta una volta superato il primo impatto, cosicché resta da chiedersi se la difficoltà di comprensione del genere di spettacolo che si ha davanti sia tutto sommato un buon segno, in un periodo di omologazione in cui di solito si capisce subito con un certo sgomento ciò che ti sta propinando la tivù. Per cercare di capire meglio cosa sia Suonare Stella occorre recuperare un po' di cartelle stampa di presentazione del programma (e questo invece non è un gran bel segno), per il quale gli autori Carlo Principini e Gian Carlo Nicotra hanno coniato la nuova definizione di sit show, «un genere di intrattenimento televisivo che si propone di fondere la commedia brillante con la migliore tradizione del nostro varietà». Presa per buona la spiegazione, va aggiunto che di questo format tutto italiano è protagonista l'attrice Tosca D'Aquino nei panni di Tiffany Stella, eccentrica signora che decide di trasformare il proprio appartamento in un Bed&Breakfast non smettendo però di immaginarsi come una star del cinema. Accanto a lei, in un via vai di sketch e situazioni comiche alternate a molti momenti musicali (eseguiti dal vivo da Greg e i Blues Willies), ruotano numerosi altri protagonisti come Max Tortora nel ruolo di suo fratello, Nino Frassica nelle vesti di un ladro maldestro, Elio Pandolfi in quelle di un attempato attore di teatro leggero, mentre Maurizio Ferrini e Daniela Morozzi propongono la parodia di due sorelle gemelle, Francesco Salvi è la solita «scheggia impazzita» e in ogni puntata a turno intervengono alcune guest star tra le quali Anna Oxa, Valeria Marini, Alex Britti. Più che apparentarsi alla «migliore tradizione del nostro varietà», Suonare Stella appare come un happening giocoso e un po' caotico ancora alla ricerca di un equilibrio fra le parti «sit» e «show», da incoraggiare per la volontà di sparigliare le consuetudini dell'intrattenimento. Per il momento è un programma gradevole solo se preso a piccole dosi omeopatiche, intercettando qua e là i momenti di allegro nonsense regalato da Frassica, il talento offerto dalla presenza di Max Tortora, il piacere di rivedere in tivù Elio Pandolfi («Finora mi chiamavano solo per commemorare i colleghi scomparsi») e di sentire qualche sprazzo musicale.

Nella presentazione alla stampa si legge anche che «tutti i testi delle puntate sono scritti come accadeva un tempo». Sentendo però dialoghi come «È il mio spirito guida» «Cioè guida la macchina?» forse conveniva dire che si è puntato molto sull'improvvisazione disimpegnata anziché sulla fatica della scrittura.

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