Può piacere o meno la Radiodue di Flavio Mucciante. A me piace parecchio, tranne qualche caduta di stile in alcuni programmi, qualche compagnuccio della parrocchietta che fa il programma de sinistra. E sbaglia non tanto o non solo perchè mette la politica nel servizio pubblico, ma perchè, spesso, si tratta di programmi brutti o inutili. Questione di estetica, non di politica. Ma, per lappunto, sono questioni di gusti, di sensibilità, di passioni.
Quello che anche il più critico ascoltatore di Radiodue non può negare è che Mucciante, sullonda del suo predecessore Sergio Valzania, è riuscito a dare unanima alla sua rete. E unidentità forte che è il marchio di fabbrica ed è andata a conquistarsi spazi ed ascoltatori dove prima pascolavano indisturbate le private. In particolare la rete riesce a catturare una fetta di pubblico composta da 30-50enni che è quella che più interessa agli investitori pubblicitari, tanto che Flavio è entrato nel presepe dei venditori della concessionaria Rai Sipra. Soprattutto, la forza del direttore di Radiodue è quella di essere ascoltatore prima che produttore di radio. E questo, in unazienda dove, soprattutto in tivù, posizionamenti e riposizionamenti politici sono il primo interesse, si nota. Non è un caso che, quando alcuni personaggi radiofonici di Radiodue si cimentano con la tivù i risultati sono buoni. Penso, in particolare, a Supermax di Max Giusti e a Radiodue social club di Luca Barbarossa, che proposti sul grande schermo hanno avuto ottimi ascolti. Poilo share è uno dei concetti più opinabili del mondo. Ma, comunque, questo tipo di radio va bene anche in tivù.
Supermax in particolare - grazie anche a tocchi dautore come quelli, inconfondibili di Riccardo Cassini, il più grande produttore di battute e giochi di parole sulla piazza - riesce a cavare il meglio da Max Giusti.
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