da Milano
Era nellaria da mesi - e il Giornale ne aveva dato conto per primo - che Jean Todt potesse lasciare la carica di amministratore delegato della Ferrari. Da una parte i rapporti non proprio idilliaci con lad del gruppo Fiat, Sergio Marchionne, dallaltra il desiderio di «aprire una nuova fase della vita, continuando però a dare un contributo alla Ferrari». E così ieri, al termine dellassemblea degli azionisti della casa di Maranello che ha approvato il bilancio record 2007 e rinnovato il mandato ai consiglieri per il prossimo triennio, con la conferma di Luca di Montezemolo al vertice, il cda ha preso atto della volontà di Todt di lasciare lincarico di amministratore delegato, che ricopriva dal 2006. Al suo posto è stato nominato lattuale direttore generale Amedeo Felisa, candidato naturale alla successione, come da noi anticipato, e «uomo macchina» allinterno del Cavallino. Felisa, 62 anni, è entrato in Ferrari nel 1990 dove ha ricoperto ruoli di sempre maggiore responsabilità fino al nuovo upgrade di ieri.
Todt, comunque, resterà nel consiglio di amministrazione, mantenendo le cariche di presidente di Ferrari Asia Pacific e di Ferrari West Europe. Oltre a continuare a rappresentare la scuderia al consiglio mondiale della Fia, il francese riceverà, si legge in una nota, «incarichi speciali direttamente dal presidente Montezemolo nellambito delle attività Gran turismo e Gestione sportiva». «Limpegno che avevo condiviso con il presidente - ha spiegato ieri Todt - era di gestire lazienda fino alla scadenza del suo mandato in Confindustria e di identificare il nuovo direttore delle Gestione sportiva (Stefano Domenicali, ndr). Compiuti questi passi si apre adesso una nuova fase della mia vita in cui avrò più tempo da dedicare a me stesso e alle cose che mi interessano».
Per la Ferrari, che riconosce a Todt «lo straordinario contributo umano e professionale assicurato negli ultimi 15 anni», parte ora un nuovo corso. Oltre a ritrovare un Montezemolo a tempo pieno, dalla fine di maggio quando cesserà il suo impegno in Confindustria, la casa di Maranello si prepara anche ad affrontare una nuova crescita fisiologica della produzione.
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