Svolta alla Gm: Hummer in vendita La macchina yankee diventa «mini»

Wagoner: «Puntiamo sui motori ibridi e sull’elettrico». Anche Ford corre ai ripari

da Milano

Non è un caso che le case automobilistiche europee guardino con sempre maggiore attenzione agli Stati Uniti. Rotto il ghiaccio Mini (Bmw Group), che ha fatto provare agli americani quanto può essere interessante (e conveniente) guidare una vettura compatta nelle affollate metropoli, e vinta da Smart (Mercedes Group) la scommessa di portare Oltreoceano la più piccola delle vetture, anche Fiat si prepara a dare il via, con la 500, all’operazione Usa. Ma ci voleva l’aumento dei prezzi dei carburanti, con il gallone oltre i 4 dollari in alcune aree, a spingere il numero uno della General Motors, Rick Wagoner, ad annunciare una vera rivoluzione nelle strategie del gruppo: stop ai super pick-up e ai maxi-fuoristrada. La Gm sterza dunque verso i veicoli compatti e dotati di motori ibridi (benzina-corrente), in attesa di lanciare nel 2010 l’elettrica Volt.
La decisione più clamorosa, che sintetizza il cambio di strategia a Detroit, è la possibilità che il gruppo si liberi in toto o parzialmente del brand Hummer che produce i mastodontici 4x4 noti in tutto il mondo. Questi giganti della strada, creati per un utilizzo soprattutto militare, via via hanno cominciato a fare tendenza anche in Europa e nel nostro Paese. Ingombranti ma potenti, comodi ma dispendiosi, i veicoli della gamma Hummer (a listino, in Europa, a partire da 46mila euro) potrebbero presto cambiare proprietà.
«Tutte le opzioni sono aperte - ha detto Wagoner -: da una vendita totale a una parziale di questo marchio che, in passato, ha dato buoni risultati in termini di vendite e profitti. Ora, però, questa equazione è cambiata con l’aumento dei prezzi del petrolio». E così le vendite dei giganti con il marchio Hummer sono crollate in aprile, negli Stati Uniti, del 46 per cento. Il cambio di rotta e il vicino addio al brand Hummer, con il conseguente ingresso nella gamma Usa di vetture elettriche, per Wagoner «è il passo più significativo mai effettuato nell’evoluzione della nostra industria per liberarsi dalla dipendenza praticamente totale nei confronti del petrolio». Resta da vedere se esiste un pretendente a Hummer. Difficile che ne esista uno tra le case europee e giapponesi. A meno che spunti un produttore asiatico o un fondo «pigliatutto», pronto a dare al brand una nuova immagine, per Wagoner sarà un’impresa vendere questo marchio. Il rischio, dunque, è che per Hummer sia solo l’inizio della fine. Il caro-benzina, dunque, sta cambiando il comportamento dei consumatori Usa, tanto da costringere gli automobilisti a lasciare sempre più spesso l’auto in garage: a marzo, secondo i dati del Dipartimento dei trasporti, il totale delle miglia percorse dalle auto è sceso del 4,3 per cento. È il calo più forte da quando il governo ha iniziato, nel 1942, il monitoraggio. E mentre Gm comunica anche la chiusura di quattro stabilimenti nel Nordamerica, risparmiando così un altro miliardo di dollari entro il 2010, anche Ford corre ai ripari e rivede i suoi programmi. In maggio le vendite del gruppo guidato da Alan Mulally sono scese del 16% a causa del meno 31% registrato dai pick up della serie F e del meno 41% del suv Explorer, contro il più 53% della Focus e il più 27% della berlina Fusion.

Giù anche la giapponese Toyota e Gm, che accusano rispettivamente cali del 6,3% e del 30,2 per cento.
Soddisfatta, invece, Daimler con la Mercedes in lieve progresso dello 0,1% e la Smart che vola (più 12,4%). Bene infine Bmw, che ha segnato un aumento delle immatricolazioni in Usa del 3,1%, grazie alla Mini.

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