La discussione sui tagli all'Ici è perfino stucchevole e, soprattutto, è perfettamente inutile. La spiegazione, l'ha fornita lo stesso Prodi: quei tagli bisogna legarli, ha detto, alla riforma del Catasto. Dopo di che, però, vedremo un film già visto, che la proprietà immobiliare (salvo quella delle Siiq, società immobiliari quotate, esentasse per disposizione di questo governo) conosce molto bene: tagli al centro, e aumenti in periferia.
Inutile che ci raccontino favole, di equità e di correzioni nelle rendite (rispolverando, ogni volta, l'abusato esempio di Piazza di Spagna, che nessuno - peraltro - si perita di dimostrare, o anche solo di controllare). Se ci sono storture, nel Catasto da correggere, i rimedi nella legge catastale ci sono sempre stati, e sono anzi stati rafforzati dal ministro Siniscalco con la Finanziaria 2005, che attribuisce poteri specifici, in materia di esatto classamento degli immobili, proprio alle autonomie locali. Ma non c'è certo bisogno, per raggiungere questo risultato, di consegnare il Catasto ai Comuni, e - soprattutto - di mettere a regime un Catasto patrimoniale, anziché reddituale.
Questi due obiettivi (Catasto ai Comuni, e Catasto di valori) si spiegano in un modo solo. Con la volontà di dare agli enti locali la possibilità di rimpiazzare i tagli Ici (beninteso, usando il pretesto dell'equità, che da sempre è il grimaldello per aumentare in realtà le tasse a tutti, o quasi) a mezzo dell'aggiornamento della base imponibile dell'imposta più odiata dagli italiani.
La polemica Prodi-Rutelli ha dimostrato questo, ha scoperto il gioco. E anche per questo dobbiamo essere grati a Rutelli di averla provocata.
*presidente Confedilizia
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