Come previsto, il sequel dei divieti per Apocalypto, il film di Mel Gibson sui Maya, uscito il 5 gennaio ha conosciuto ieri una nuova puntata. Il Tar del Lazio nella figura giuridica della seconda Sezione quater, ha confermato il divieto della visione ai minori di 14 anni. «Per quanto riguarda la tutela dei minori», si legge nel burocratese dellordinanza, «il film Apocalypto contiene numerose scene di estrema violenza verso uomini o animali, che impongono in ogni caso il divieto della visione ai minori». E sia: il presidente dellocchiuta seconda Sezione, Italo Riggio, ha confermato il ricorso del Codacons, spalleggiato dallAssociazione italiana genitori (Age), dallAgesc (Associazione genitori scuole cattoliche) e dal Coordinamento dei genitori democratici, detto Cgd.
E se il riservato funzionario del Tar non rilascia commenti su questinterdizione, Gaetano Blandini, direttore generale per il cinema al Ministero per i Beni culturali, risponde volentieri da Pechino, dove si trova in tour insieme a registi e produttori nostrani scelti. Anche perché bendisposto dallassaggio duna prelibatezza cinese: lanatra laccata allarancia. «Sono convinto che il Codacons sia alla ricerca di facile pubblicità. Cè un pronunciamento della magistratura, su Apocalypto, e noi portiamo a casa questo risultato. Auspicato nel merito e nel metodo», dice Blandini, mentre a Roma il suo ministro, Francesco Rutelli, mastica amaro, per via dello scavalcamento, a sinistra, dei propri «sconsigli di visione ai minori non accompagnati». Nonostante lo sfoggio di seraficità, il funzionario del settore cinema affonda una stoccata: «Speriamo che non si faccia ricorso alla tutela dei minori, soltanto per ottenere visibilità: lavvocatura dello Stato cerca di intimidirci, ma noi andiamo avanti col disegno di legge, richiesto dal ministro».
Lasino del proverbio, in effetti, potrebbe cascare qui, sulla nuova architettura legislativa riguardante censura e divieti. «Occorre rispettare quanto detta la legge», mette le mani avanti Paolo Protti, presidente dellAnec (lAssociazione nazionale esercenti cinematografici), sottolineando, però, leventualità rischiosa di un ambaradan di veti e controveti.
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