Bari - Ha paura e teme per la sua vita. Si sente come
un collaboratore di giustizia che, dopo aver rivelato ai
magistrati i nomi dei responsabili di alcuni omicidi, vede le
proprie confessioni pubblicate dai giornali. È lo stato d’animo
di Gianpaolo Tarantini che afferma di temere per la sicurezza
sua e della sua famiglia e confessa che, se qualcuno dovesse
minacciarlo, non esiterà a chiedere alle forze di polizia e
alla magistratura di essere tutelato, proprio come si fa con i "pentiti" di mafia.
Le proprie preoccupazioni Tarantini le annota nell’esposto
che stamani, assieme al suo avvocato Nicola Quaranta, ha
depositato nelle mani del procuratore della Repubblica di Bari
Antonio Laudati. Proprio al magistrato Tarantini ha lamentato il
danno "devastante" che ha ricevuto dalla pubblicazione dei
verbali secretati dei suoi interrogatori finiti due giorni fa
sul "Corriere della Sera".
Dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni Tarantini ha spiegato a Laudati che
la pubblicazione degli atti ha danneggiato anche la sua
posizione processuale. Per due motivi: perchè reca pregiudizio
alla riservatezza e alla reputazione sua e delle altre persone,
alcune delle quali non hanno responsabilità penali, i cui nomi
compaiono nei verbali; ma soprattutto perchè gli investigatori
stanno verificando la veridicità delle sue dichiarazioni, anche
attraverso testimoni di riscontro che Tarantini stesso ha
indicato a verbale. Il ragionamento dell’imprenditore è questo:
se il teste già sa - sintetizza - che io ho fatto il suo nome
agli investigatori può precostituirsi (o essere indotto da
altri a precostituire) una versione falsa dei fatti che mi
danneggerà sicuramente.
Proprio sulla veridicità delle dichiarazioni di Tarantini si
gioca il futuro processuale dell’imprenditore barese che al
termine dei cinque interrogatori del luglio scorso ha chiesto di
patteggiare la pena per tutti i reati per i quali è indagato
dal pm Giuseppe Scelsi: cessione di droga, associazione per
delinquere finalizzata alla corruzione e favoreggiamento della
prostituzione. Una richiesta che la procura ha respinto perchè
sono necessarie altre indagini utili anche a capire se Tarantini
sia attendibile.
"Sbaglia chi dice di non conoscermi" "Sbagliano quanti oggi dicono di non
conoscermi o di non ricordarsi di me. Farebbero bene a
ricordarsi chi sono". Così l’imprenditore barese Gianpaolo
Tarantini ha risposto in Procura alle domande dei giornalisti
che gli facevano notare che in molti, soprattutto uomini
politici, affermano di non conoscerlo dopo aver saputo dei suoi
guai giudiziari. "Emiliano e D’Alema - ha detto Tarantini incalzato dai
giornalisti - hanno detto di non conoscermi: se ce lo
chiederanno gli inquirenti forniremo tutte le indicazioni
utili". Si riferisce alla cena in un ristorante di Bari, a cui
eravate presenti Lei, Massimo D’Alema e il sindaco Michele
Emiliano? "Sì, ma non dico nulla perchè su quella cena sono
in corso indagini da parte della Procura della
Repubblica".
D'Alema: "Mai avuto rapporti con Tarantini" "Confermo che non ho mai avuto
rapporti con Tarantini. Se afferma il contrario, spieghi come,
quando e dove". Lo ha detto Massimo D’Alema, arrivando alla
festa della destra Atreju, dove terrà un dibattito con il
ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
Emiliano: "Tarantini chiarisca, non mi conosce" "Ove Tarantini non chiarisca
immediatamente che non mi ha mai conosciuto, che io non gli ho
mai chiesto alcunchè e che non sono mai andato a casa sua lo
querelerò senza indugio, perchè ciò che ha dichiarato
all’Ansa può far pensare che io non abbia detto la verità".
Lo afferma il sindaco di Bari, Michele Emiliano, in una nota
diffusa "dopo aver letto il dispaccio dell’Ansa" che riporta "alcune dichiarazioni rilasciate oggi da Gianpaolo Tarantini
alla stampa".
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