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Tassa sul tubo, il no di Snam e Terna

Le due società parlano di «misura illegale e sproporzionata». Il governo lavora a una modifica

da Milano

Modifiche in vista per la tassa sui tubi per il trasporto dell’energia: il governo starebbe studiando una misura che verrebbe inserita nel maxi-emendamento che il ministro Tremonti starebbe mettendo a punto. Alla base dell’eventuale ritocco ci sarebbe la necessità di individuare un meccanismo che eviti alle grandi società quotate in Borsa che si occupano di trasporto di gas ed elettricità, come Snam Rete Gas e Terna, di erodere fino quasi all’azzeramento gli utili per i prossimi tre anni.
L’indiscrezione su questa nuova iniziativa è venuta dopo una giornata di polemiche e discussioni su una misura con la quale il governo puntava, nei prossimi tre anni, a fare 2,5 miliardi di cassa con le grandi reti di trasporto dell’energia. Snam Rete Gas, la società dell’Eni che gestisce i gasdotti, parlava di «illegalità», di «misura sproporzionata», e annunciava «qualsiasi azione» volta a tutelare i propri interessi e quelli dei suoi 130mila azionisti. Una linea d’attacco condivisa anche da Terna, che sottolineava il possibile «danno rilevante per i propri azionisti» e afferma che la tassa metterebbe a «rischio il piano di investimenti da 2,2 miliardi, già approvato, per il rafforzamento della rete e del sistema».
Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ribadiva che la nuova tassa non graverà sulle bollette, una prospettiva che preoccupa risparmiatori e fondi di investimento che vedono messi in pericolo i dividendi di società che erano state collocate sul mercato presentandole come fonti di reddito sicuro a lungo termine. Tremonti comunque sosteneva che «la tassa sulle reti colpisce società che hanno fatto enormi profitti». Ma c’è un aspetto che sottolineano alcuni esperti: il Tesoro è azionista di Snam e di Terna, sia pure indirettamente. Il rischio è che quello che incassa con una mano (le tasse), lo perda almeno in parte con l’altra (il dividendo). E forse anche questo è stato ieri un motivo di riflessione negli ambienti ministeriali.
Intanto Snam Rete Gas e Terna hanno continuato a perdere terreno in Borsa e messo in archivio la sesta seduta negativa consecutiva lasciando sul terreno, in meno di una settimana, circa il 7 per cento del valore delle proprie azioni. Terna ieri ha archiviato un altro calo del 2,10 per cento con il prezzo di riferimento a 2,09 euro, il 6,77 per cento in meno di una settimana fa. Snam Rete Gas ha chiuso a 4,69 euro (meno 1,64 per cento) mettendo a segno una flessione del 6,2 per cento sulla chiusura di sette giorni fa.
Ammesso che la nuova tassa possa essere scaricata sulle bollette (ma ci vuole il via libera dell’Authority), il Rie di Bologna stima un impatto inevitabile intorno all’1 per cento in più sui prezzi dell’energia. Ma esiste, secondo gli esperti, un altro rischio. Le imprese, per mantenere i livelli di utile promessi agli azionisti, potrebbero tagliare gli investimenti. A due anni dal black-out che ha visto tra i principali imputati anche una rete sottodimensionata, per la quale servono ingenti investimenti di sviluppo, dopo Terna anche l’Assoelettrica ieri ha affermato che «il nuovo onere ridurrebbe fortemente la redditività delle imprese interessate, con inevitabili conseguenze negative sul fronte degli investimenti, mettendo anche a repentaglio il mantenimento degli attuali standard di manutenzione e quindi di sicurezza del sistema».

Da parte sua Snam Rete Gas affermava che la tassa sul tubo è «illegittima nella sostanza e sproporzionata nella dimensione, in quanto comporterebbe il venir meno delle più elementari condizioni di economicità dell’azienda».\

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