Gianandrea Zagato
Ha speso una vita attaccato al volante. Auto verde-nera prima, gialla poi e bianca dopo: già, i colori del tassì che Mario ha guidato su e giù per Milano. La licenza «lha girata» dieci anni fa ma i trucchi per far salire il tassametro, be quelli se li ricorda ancora. «Suvvia, trucchi è una parola di troppo: meglio chiamarli scherzetti. Sa, mi facevano guadagnare qualche liretta in più e non mi sono certo rifatto il conto in banca».
Vero: Mario con quei soldi non si è «certo rifatto il conto in banca» ma quelle «lirette in più» le ha sfilate dai portafogli dei suoi passeggeri senza mai farsi troppi problemi. Trucchi, pardon «scherzetti» insegnati al figlio minore, anche lui tassista, «ma non li applica, lo giuro». Anche perché alcuni sono impossibili da realizzare col tassametro elettronico: «Tutto più semplice con quello meccanico. Capitava di tenerlo coperto da una pelle di daino e in funzione come se la vettura fosse stata noleggiata. Quando arrivava il cliente, la macchina partiva col tassametro già lanciato». Secondo trucchetto: «Facevo - anzi, lo scriva al plurale - partire la bandierina prima della prenotazione ovvero si bloccava il contatore alla scadenza del tempo di franchigia e prima degli scatti. Per ottenere il fermo si usava un lapis appuntino che si teneva inserito e si toglieva allatto della prenotazione. Risultato? Il taxi partiva non con la franchigia di quattromila lire ma con lo scatto iniziale, quelle duecento lire in più».
Rosica di qui, rosica di là: cinque-seimila lire a fine giornata. Ma la pacchia era con i turisti, «quando a Linate saliva lo straniero gli si chiedeva facciamo la tangenziale? sapendo che la risposta era affermativa e che a fine corsa avremmo transitato parecchi comuni, in ciascuno dei quali scattava lobbligo di raddoppiare la tariffa segnata dal tassametro nel momento del passaggio».
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