Il tassista massacrato: omertà e un’auto bruciata nel quartiere della paura

«Le condizioni nelle ultime ore sono rimaste stazionarie. Il paziente è mantenuto in coma farmacologico e sottoposto ad assistenza ventilatoria». Recita così l’ultimo bollettino medico di Luca Massari, il tassista ricoverato all’ospedale Fatebenefratelli, dopo l’aggressione in largo Caccia Dominioni. Ma se per il tassista la situazione resta tragicamente stazionaria, così non è per il quartiere dove due giorni fa è avvenuto l’incidente che ha scatenato il pestaggio. Dal momento dell’aggressione, la zona è presidiata dalle forze di polizia, e ci sono stati numerosi di tensione, tra cui l’incendio dell’auto di un testimone e il pestaggio di un fotografo,
Quelli che ci abitano lo chiamano il «quartiere Antonini», e dicono che una volta era un posto dove si stava bene. In questi giorni però l’aria è pesante. C’è la polizia, ci sono gli investigatori che stanno cercando di capire cosa è successo a quel tassista che è rimasto sanguinante sull’asfalto. Molti di quelli che hanno assistito all’aggressione si sono rifiutati di collaborare con gli investigatori. A regnare sul quartiere - raccontano gli abitanti - un intero clan familiare, i Citterio: al clan appartiene anche Stefania, la donna che per prima ha aggredito il tassista e il cui uomo, Morris Ciavarella, lo ha ridotto in fin di vita.


Il clima di omertà è stato rotto solo da un testimone che ha deciso di raccontare ciò che ha visto agli inquirenti e si è visto bruciare la sua auto durante la notte. E non è stato l’unico ad esser preso di mira. Ieri un fotografo che stava preparando un servizio è stato malmenato con un bastone mentre fotografava la vettura data alle fiamme.

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