Un bando per installare sistemi antirapina e antiaggressione a bordo. Videosorveglianza, pagamento con carta di credito, strumenti in grado di localizzare il veicolo tramite sistemi Gps. Lassessorato alla sicurezza del vicesindaco Riccardo De Corato nel febbraio 2008 aveva messo sul piatto un pacchetto da un milione di euro di aiuti per contribuire al 50% delle spese sostenute dai tassisti, fino a un massimo di mille euro a testa. Peccato che il bando sia andato quasi deserto, hanno chiesto i fondi appena 158 conducenti, e il Comune ha avanzato più di 800mila euro. Anche il presidente dellUnione artigiani, Salvatore Luca, fa autocritica. Lepisodio tragico di due giorni fa «poteva accadere a chiunque - ammette -, noi tassisti siamo sicuramente più esposti ma poteva succedere anche a un altro automobilista». Detto questo, «le telecamere sui taxi contro le rapine sarebbero invece un dissuasore, ma cè stato un bando tempo fa che è andato praticamente deserto. Anche la categoria deve dimostrarsi allaltezza. In alcuni casi, come per le telecamere, certe regole andrebbero imposte ai conducenti».
Le aggressioni non sono episodi isolati, anche se conseguenze gravi come quelle subite dal tassista di largo Caccia Dominioni non sono fortunatamente allordine del giorno. Ma riferisce la portavoce del Sitp (sindacato italiano tassisti professionisti) e rappresentante delle donne tassiste milanesi Raffaella Piccinni «un paio di casi di violenza a settimana sono la routine, e non parlo solo di rapine ma di episodi nati da futili motivi. Purtroppo si è scatenata nei confronti della categoria una sorta di odio sociale, fomentato dalla politica che ci descrive come gli evasori, i ladri, quando rendiamo un servizio alla città».
Se lè vista brutta Sabino P., 52 anni, da 12 alla guida della sua auto bianca. A maggio ha caricato tre giovanissimi a bordo, «avevano tra i 18 e 20 anni - racconta - e non mi sono piaciuti subito. Mi hanno dato una destinazione e sono rimasto al telefono con un amico mentre li accompagnavo perché speravo fosse un deterrente. Arrivati a una strada chiusa invece mi hanno messo un laccio al collo e hanno iniziato a prendermi a pugni e chiedermi soldi. Per fortuna si sono avvicinate delle persone e sono scappati, me la sono cavata con 10 giorni di prognosi». Giuseppe B.
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