Roma - Piazza Colonna, a Roma, centinaia di tassisti davanti a Palazzo Chigi agitano cartelli con su scritto «Monti, scialla!», «Siamo pronti per i soliti pescecani!»: passa un taxi in servizio, è uno dei pochi in città che se ne infischia dell’agitazione della categoria contro il decreto sulle liberalizzazioni. I colleghi che stanno manifestando lo vedono e lo aggrediscono, l’auto viene presa a calci, qualcuno gli sputa sul cruscotto, altri gli fischiano e gli gridano contro. L’adesivo con il numero della licenza viene strappato via.
Una scena che dà il polso della situazione nelle grandi città in attesa del fermo nazionale in programma il 23 gennaio: caos a Roma, Napoli e Milano, dove per quasi tutto il giorno è stato impossibile trovare un taxi, ma anche a Bologna, Torino, Trieste, Palermo. Tutti uniti per dire no all’imminente manovra sulle liberalizzazioni allo studio del governo Monti che, dicono i tassisti, per la categoria equivalgono alla morte. «Non ci stanno chiedendo sacrifici, che saremmo anche disposti a fare, ma ci stanno chiedendo di morire», riassume così la posizione di tutti il segretario dell’Ugl Taxi Pietro Marinelli. A Napoli è in corso una vera e propria rivolta dallo scorso mercoledì, con l’occupazione di piazza del Plebiscito che, pare, andrà avanti almeno fino a lunedì.
Blocchi del servizio e assemblee spontanee anche a Milano, nei grandi parcheggi della stazione Centrale e Linate. Gli unici a viaggiare senza problemi sono i disabili, gli anziani, le persone con bambini e chi ha qualche urgenza. Per il resto salire su un taxi è un’impresa impossibile fino a sera, soprattutto all’aeroporto di Fiumicino e alla stazione Termini, dove migliaia di viaggiatori rimangono a piedi, imbufaliti.
Una situazione davvero critica, che ha costretto l’Autorità di garanzia sugli scioperi a scrivere ai prefetti chiedendo di valutare la precettazione dei taxi. Una prospettiva che non sembra preoccupare i più duri: «Gli estremi della precettazione non ricorrono - replicano i conducenti in assemblea permanente all’aeroporto Leonardo Da Vinci - perché a Roma un servizio lo stiamo comunque assicurando: quello per i disabili e per le emergenze». Anche per Giovanni Maggiolo di Unica-Filt Cgil la «precettazione è fuori dalla realtà».
Avanti tutta pure per Nicola Di Giacobbo, coordinatore nazionale di Unica-Cgil: «Non ci fermeremo se il governo non ci convoca». A Milano - dove la settimana prossima l’assessore regionale ai Trasporti Raffaele Cattaneo incontrerà le rappresentanze e dove la Lega si dice pronta a battersi contro la liberalizzazione dei taxi «anche con la resistenza fisica» - la mobilitazione è più tiepida. «Ma non molliamo - dice un tassista fermo davanti alla stazione - non abbiamo intenzione di riprendere a lavorare fino a quando non ci dicono che Roma ha cambiato idea. Non abbiamo tredicesima, nè malattie pagate e quindi la licenza è una sorta di liquidazione di fine carriera».
Nel pomeriggio nella capitale si comincia ad aprire uno spiraglio. Dopo un incontro con il sindaco Gianni Alemanno i rappresentati sindacali invitano i colleghi a mantenere la calma per evitare l’effetto boomerang e a riprendere il servizio a Fiumicino e Termini. I presidi continueranno, ma a farli saranno solo i tassisti fuori turno, gli altri torneranno a lavorare.
Anche a Bologna stop alle proteste fino a lunedì.Nel frattempo sul web si fa strada l’ipotesi di un contro sciopero degli utenti dei taxi proclamato il 20 gennaio: quel giorno tutti in autobus, auto private, moto o bici. Tutto tranne auto bianche.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.