Roma - Tav Torino-Lione, ora si parte sul serio. L’ultimatum della Ue, che nei giorni scorsi aveva ricordato per bocca del commissario europeo ai trasporti Siim Kallas la scadenza del 30 giugno, sembra aver raggiunto il suo scopo. Di fronte al rischio di perdere i finanziamenti dell’unione, il governo italiano rompe gli indugi. Entro il 30 partiranno i lavori per lo scavo del tunnel geognostico della Maddalena, prima opera (destinata poi a divenire il tunnel di servizio per la linea ad alta velocità) del tribolatissimo tracciato ferroviario, ostacolato da sempre dal movimento no-Tav della Val di Susa.
A garantire il via ai cantieri è stato, ieri, il ministro dell’Interno Roberto Maroni, che in un’intervista alla Padania ha tagliato corto: «I lavori devono partire e partiranno». L’ipotesi di veder andare in fumo la prima tranche dei finanziamenti, 672 milioni di euro, non è nemmeno presa in considerazione, tantomeno «un no pregiudiziale», quale secondo il ministro è quello dei No-Tav. Operai ed escavatori, quindi, dovranno essere all’opera entro giovedì, e la scadenza così vicina apre, ovviamente, un nuovo fronte caldo nel braccio di ferro con il movimento, che ha già annunciato di aver «rinforzato» i presidi permanenti che da anni contrastano il via ai lavori. Maroni sul punto è drastico: «Noi dobbiamo aprire il cantiere, punto. Dopodiché chi si oppone non credo riuscirà a fermarlo». Il governatore del Piemonte, Roberto Cota, sceglie una linea più diplomatica e lancia un invito al buon senso. «Questo - spiega l’esponente del Carroccio - non è il momento di creare tensioni ma bisogna far quadrato per realizzare questa opera: vedo una forte coesione anche in Val di Susa, perché quest’opera non è contro la Val di Susa ma a favore». Inviti alla moderazione e alla non violenza arrivano dalla comunità montana della Val di Susa e soprattutto dalla diocesi di Torino, con una nota dell’ufficio per la pastorale sociale e del lavoro che invita a «promuovere il proprio punto di vista» sui lavori con «strumenti legali e democratici». Con Maroni polemizza Paolo Ferrero. Il segretario di Prc ha preso parte alla fiaccolata di protesta nei pressi del futuro cantiere, e ha riservato a Maroni parole molto dure, definendo «irresponsabile» il proposito di far sfollare il presidio con «una manovra militare», e accusando il ministro dell’Interno di voler «sostituire la repressione alla politica». Sull’altro fronte il consigliere piemontese del sindacato di polizia Sap, Massimo Montebove: «L’appello demagogico dei cosiddetti “sindaci no tav” va respinto al mittente. L’uso della forza può ancora essere evitato e certi amministratori pubblici della Valdisusa si adoperino piuttosto in questi giorni per far smobilitare il presidio illegale di Chiomonte». Se la speranza è che alla fine prevalgano dialogo e buon senso, i giorni che mancano all’ora X sono davvero pochi.
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