Milano - Quindici minuti, la durata media di un tragitto in città. Un quarto d’ora in cui i tassisti di Walsall, cittadina delle West Midlands inglesi, dovranno dare prova di savoir faire. Il sindaco e i consiglieri, stufi dei percorsi in silenzio, hanno pensato che, per ottenere la licenza, il cab driver debba garantire qualcosa di più di un percorso senza intoppi: i clienti non vanno soltanto scarrozzati, hanno diritto a essere intrattenuti.
Il test di conversazione sarà approvato oggi e i cittadini di Walsall già si chiedono: ma ora i tassisti parleranno per forza? Perché le loro chiacchierate possono essere altrettanto pericolose dei silenzi, noiose quanto i mugugni. Calcio, politica, nuvole e pioggia, consigli turistici, ricette, gossip: il viaggiatore è imprevedibile, la preparazione dovrà essere a tutto tondo. Ma poi uno cade sempre sui suoi punti deboli. La crisi in Zimbabwe o la ceretta? La solita lamentela sui giovani così maleducati o la disquisizione sulle pignolerie dei vigili?
A Milano la specialità dei tassisti è la celebrità: non ce n’è uno che non abbia trasportato Indro Montanelli («un sacco di volte, sì sì») ma, se il cliente lavora in banca, di sicuro avrà traghettato Cuccia. I romani sono più in stile dolce vita, discutono di amori e passioni, matrimoni e tradimenti. A Palermo e a Napoli si concentrano sui ristoranti e sulle bellezze della città («Ah, ci deve andare per forza»).
I tassisti di Walsall sono già preoccupati. Lì non ci sono personaggi famosi, la cucina è quella che è, il turismo scarseggia. L’attrazione locale è la vicina Birmingham, ma la rivoluzione industriale è un argomento che, ormai, appassiona poco. La licenza costerà qualche sforzo di immaginazione: fra le domande del test ce ne sarà una sui «luoghi preferiti nella contea», ma le altre saranno casuali, non ci si accontenterà di rispostine imparate a memoria. E dovranno anche dimostrare di conoscere bene i segnali stradali e le basi della matematica e di saper compilare ricevute.
Qualche rappresentante della categoria tenta già la rivendicazione di stampo egualitario: «È importante che i tassisti siano educati e sappiano parlare ai clienti - ragiona uno di loro col Daily Telegraph -, ma la maggior parte fa un ottimo lavoro, pur non avendo particolari doti di comunicazione». C’è chi insinua che il nuovo corso sia pericoloso: «Non ha senso. Chi guida deve pensare alla strada, non può perdersi in chiacchiere». I clienti non è che si sentano molto al sicuro.
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