Il teatro Ariberto riparte: una stagione in milanese

«Milano è una città ricca anche culturalmente e occorre tenere sempre viva la sua tradizione». Partendo da questo intento Roberto Fera, icona della milanesità, si impegna a rilanciare ufficialmente l'attività del teatro Ariberto, presentando al pubblico milanese una nuova stagione. Gestita dall'Unitre, l'Università della terza età, la sala di via Crespi, oltre ad essere uno spazio didattico sul teatro, dal primo dell'anno ospiterà degli spettacoli dialettali di Roberto Fera. È proprio l'artista meneghino a raccogliere la sfida di un nuovo spazio teatrale consacrato alla difesa e alla promozione della tradizione della città di Milano.
«Spero di dare il via a una rinascita milanese dal punto di vista culturale - racconta Fera -. Abbiamo inaugurato il nostro progetto proprio la sera di Capodanno, portando in scena La me tusa la sposa un terun, commedia divertente che starà in scena fino all'ultima domenica di gennaio».
In che termini si è accordato con l'Unitre?
«Tra me e il professor Bolognini, rettore dell'università, c'è stata subito una sorta di empatia, quindi non ci sono stati problemi a definire bene gli spazi e gli orari che ci competevano. Sicuramente non siamo d'intralcio alle loro attività didattiche, anche perché usufruiremmo della sala in orari a loro per niente scomodi. I nostri spettacoli saranno così presentati al teatro Ariberto il venerdì e il sabato alle ore 21 e nei giorni festivi come la domenica alla ore 15.30».
Come mai solo tre giorni di programmazione settimanale?
«Ormai la gente va a teatro il fine settimana o perlomeno, concentra le sue attività di svago nel weekend. Negli anni abbiamo verificato che il nostro pubblico, quindi quello ci segue e che ama la tradizione popolare e vernacolare, esce nei giorni che abbiamo scelto per la messinscena dei nostri spettacoli».
Non crede di correre un rischio proponendo una stagione esclusivamente in milanese?
«Io produco cultura milanese e quindi raccolgo la sfida di promuoverla e diffonderla. Per ora parto con il mio repertorio, quindi la commedia che ora è in scena, poi a febbraio la programmazione continuerà con A la suocera dig semper de sì, seguito da El mago Angiolin tant leder e poc indovin. Ad aprile, il turno sarà della commedia Me tuca anca pagà i tass per concludersi a maggio con Quand l'amur el ghe, la gamba tira el pe. Poi, in futuro, si vedrà come e se integrare la stagione con qualche altro lavoro non prettamente milanese».


Non teme il confronto con le gestioni precedenti del teatro Ariberto?
«Faccio questo mestiere da anni con onestà nei confronti del pubblico, seguendo una filosofia pro domo, quindi cercando di fare diventare i miei teatri delle vere e proprie case dove stare a proprio agio; non mi è mai mancata la trasparenza e il mio pubblico ha sempre risposto. Inoltre, chiederò l'aiuto del Comune per poter offrire l'eventuale programmazione del giovedì per gli anziani a un prezzo di 4-5 euro».

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