"Ehi Siri, mi passi la carta igienica?". È la battuta fulminante con cui Giorgio Panariello riassume quell'intreccio tra mondo tecnologico e mondo reale che è il nostro presente e con tutta probabilità il nostro futuro. L'attore torna dal vivo al suo pubblico con uno spettacolo teatrale intitolato "E se domani..." in cui riflette a modo suo, con piglio ironico e pungente mischiando informazioni scientifiche e comicità, su quello che ci aspetta nei prossimi decenni. Seduto su un water, torna dal futuro grazie a un gabinetto spazio-temporale, dopo aver visto quello che ci sarà per raccontarlo ai suoi fan.
Lo show, che ha già debuttato a Milano, sarà a Roma ancora stasera (21 ottobre) e poi via in tournée per tutta Italia fino a fine dicembre, tra cui molte date ovviamente nella sua Toscana.
Giorgio, che le piglia, come mai queste riflessioni serie sulla vita?
"Perché mi ero stancato di sentirmi dare del boomer e ho deciso di nuotare a favore di corrente e interrogarmi su dove ci porterà questa tecnologia. Così prima ho fatto un podcast nel mio garage incontrando esperti che mi hanno spiegato cosa sarà possibile tra 25 anni e poi ci ho costruito sopra uno spettacolo".
Come l'ha presa il pubblico abituato ai suoi personaggi caricaturali che viene a teatro per farsi due risate?
"Mi sembra che ci sia una reazione positiva. Intanto perché, in parte, i miei personaggi ritornano nello show anche se in veste diversa e poi perché gli spettatori trovano delle informazioni che magari non sapevano o si immaginavano soltanto".
Dopo questo viaggio nel tempo pensa che il nostro futuro sarà migliore?
"Ne sono sicuro, sono fiducioso e cerco di portare questo ottimismo sul palcoscenico. Tutti gli studiosi che ho interpellato mi hanno assicurato che l'essere umano resterà sempre al centro, le macchine sono dei bambini che vanno curati. Vediamo ogni giorno cose orribili, ma penso che la tecnologia ci servirà anche a contenere i conflitti".
E per il suo futuro personale cosa spera?
"Io sono un entusiasta, ho sviluppato fin da ragazzo questa mia ironia che per fortuna mi ha salvato da una vita complicata, come ho avuto modo di raccontare anche nel mio libro Io sono mio fratello. Per quanto mi riguarda, arrivato a 65 anni, mi spaventa solo il fatto che magari farò fatica a continuare a girare per i tour teatrali".
Come si fa, in questo clima tetro di guerra e di fortissima contrapposizione politica, a concedersi un po' di ironia?
"In realtà ci sono milioni di comici involontari in giro, sul web scrivono delle robe che fanno morire dal ridere, a volte geniali. La gente, in generale, ha imparato a guardare la vita con più leggerezza ed è per quello che c'è un grande successo degli spettacoli comici, a teatro, al cinema, in tv".
Ed è a questo che servono gli attori comici.
"Assolutamente. La gente viene in teatro e poi mi dice Grazie, per due ore non ho pensato a niente. Alla base c'è l'ironia della gente, da cui ho sempre tratto i miei personaggi. Potrei raccontare mille aneddoti".
Ce ne racconti uno...
"L'altro giorno ero su un taxi, e l'autista mi dice: Ehi sior Panariello, ma lei che ne pensa di questa barca che va in Palestina, la poltiglia...".