Giuliano Peparini reinterpreta l’Iliade: "Nel mito, l’umanità che ci riguarda tutti"

Dopo Ulisse, l’ultima Odissea e Horai – Le quattro stagioni, Giuliano Peparini firma per il terzo anno consecutivo la regia e la direzione artistica di una nuova produzione classica al Teatro Greco di Siracusa

Giuliano Peparini reinterpreta l’Iliade: "Nel mito, l’umanità che ci riguarda tutti"
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Dal 4 al 6 luglio 2025 Giuliano Peparini porterà in scena L’Iliade al Teatro Greco di Siracusa, per la 60ª Stagione di Rappresentazioni Classiche della Fondazione INDA. Dopo Ulisse, l’ultima Odissea (2023) e Horai – Le quattro stagioni (2024), il direttore artistico e regista di fama internazionale prosegue il suo percorso nel mito con una rilettura potente e contemporanea del poema omerico.

Lo abbiamo incontrato durante le prove a Siracusa, dove sta lavorando con un cast che include attori come Giuseppe Sartori, Vinicio Marchioni, Giulia Fiume, Gianluca Merolli, Danilo Nigrelli, Jacopo Sarotti, oltre ai performer della Peparini Academy e agli allievi dell’Accademia del Dramma Antico.

Cosa l’ha spinta a confrontarsi con un testo monumentale come l’Iliade?

“Sicuramente la voglia di proseguire il lavoro iniziato con l’Odissea. Quando si mettono in scena i versi di Omero nasce quasi naturalmente il desiderio di andare avanti, di restare dentro quella forza poetica”.

È stato difficile tradurre guerra e destino in un linguaggio teatrale e coreografico?

“È sempre difficile tradurre qualcosa di così grande, ma i versi di Omero sono scritti in forma poetica. Se si trova la chiave giusta, le parole iniziano a scorrere come su una pagina bianca che finalmente prende vita”.

Quale è stato il suo personale approccio alla figura di Achille?

“Achille è il più forte tra i greci, ma nell’Iliade scopriamo che quella forza è anche la sua debolezza. Dopo la morte di Patroclo, dice apertamente di non riuscire più a vivere. È un personaggio che cambia: da eroe invincibile a uomo fragile. In lui si sente la verità dell’essere umano, che nasce, soffre, crolla”.

C’è un episodio dell’Iliade che oggi le sembra attualissimo?

“Tutti. Le battaglie che ho messo in scena si svolgono in una prigione: sono fisiche, crude. Quando accendo la televisione e vedo le risse per strada, mi dico che stiamo ancora vivendo quei conflitti. Questo mi spaventa molto”.

Che tipo di lavoro ha fatto con attori e danzatori per portarli dentro il mito?

“Ho cercato la chiave giusta per tradurre il testo nel mio linguaggio. L’ho ambientato in una prigione, uno spazio simbolico, come già avevo fatto con l’Odissea. Lavoro sempre cercando coerenza tra visione, corpo, parola e spazio”.

Quali emozioni vorrebbe suscitare nel pubblico?

“Vorrei che provassero dolore, perché nell’Iliade ci sono tante morti. Ma anche rabbia. È una delle emozioni che ci spingono a reagire. La scena finale è molto forte: un padre si inginocchia davanti all’assassino di suo figlio per chiedergli il corpo. È un momento umano, drammatico, spero che arrivi dritto al cuore”.

Se potesse parlare con Omero, cosa gli direbbe?

“Vorrei stare in silenzio accanto a lui. Rubare il più possibile. Imparare. Ascoltare. Sarebbe un sogno poter osservare uno di quei giganti della poesia e capire come nascono certe parole che ancora ci toccano così profondamente”.

Lei ha fondato di recente la Peparini Academy a Roma. Come nasce questo progetto?

“Volevo creare uno spazio che unisse le arti in un’unica visione. La Peparini Academy aiuta i giovani a sviluppare spirito critico e creatività, fin da piccoli. Ogni disciplina dialoga con l’altra: danza, recitazione, movimento. È un luogo dove si cresce come artisti e come persone”.

Progetti futuri?

“Tornerò a collaborare con Dolce & Gabbana per le settimane dell’alta moda — è il quarto anno — curando la messa in scena delle serate/evento che si svolgono dopo le sfilate.

Poi, il 17 luglio, sarò di nuovo al Teatro Greco di Siracusa per una serata speciale che celebra i 20 anni dall’inserimento di Siracusa e delle necropoli rupestri di Pantalica nel Patrimonio Mondiale UNESCO.

Lo spettacolo sarà dedicato ad Archia, fondatore della città, e sarà il culmine di una Notte Bianca con eventi diffusi in tutta Siracusa e nei comuni vicini”.

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