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Musica e silenzi, in scena una relazione inaspettata

Da martedì al Teatro Parenti, la storia diretta da Shammah diventa un viaggio psicologico

Musica e silenzi, in scena una relazione inaspettata
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Nell'Aula Magna dell'Università Statale, oggi alle 19, in anteprima, sarà rappresentata la commedia Lezione d'amore con Milena Vukotic, regia Andrèe Ruth Shammah, in collaborazione col Dipartimento di Psicolgia, il cui fine è quello di approfondire, attraverso il teatro, problemi che appartengono alla nostra psiche, spesso malata, o perché in preda alla vecchiaia o perché frutto della mente fragile di tanti giovani. Lo spettacolo avrà una lunga serie di repliche, al Teatro Franco Parenti, da martedì all'11 Gennaio. Perché Lezione d'amore ha interessato il Dipartimento di Psicologia? Certamente per i problemi che affronta e che riguardano la senilità, ma soprattutto, per come il mondo dei giovani sia in preda a una vera e propria malattia dell'anima. Si tratta, pertanto, di un viaggio che interessa la psicologia del profondo attraverso il quale, esplorare i meccanismi psichici inconsci, studiare i comportamenti generazionali, specie quando sono in contrasto con le generazioni precedenti. Nel nostro caso, protagonista è una vecchia insegnante, conosciuta come una grande musicista che si trova dinanzi al difficile compito di rapportarsi con un giovane, (Federico De Giacomo) nella sua fase di apprendimento, che, lentamente, si trasformerà in una strana forma di empatia, come si scoprirà alla fine. A dire il vero, la regia della Shammah è già di tipo psicologico, la sua lezione consiste nell'indirizzare gli attori verso la conoscenza del proprio mondo interiore, specie quando lo si scopre molto labile. La trama sembra alquanto semplice, la Shammah sa bene che le cose che appaiono semplici sono le più difficili, per esempio, ambientare il testo in uno spazio, come la storica Aula Magna della Statale, dove ciò che si vedrà sarà eguale e diverso da quello che si vedrà sul palcoscenico, perché la scena che Andrèe ha immaginato con Gianni Carluccio, dovrè essere adattata a uno spazio non teatrale. Sappiamo che solo il teatro compie miracoli e Andrée Shammah di miracoli ne ha fatti tenti. Mi viene in mente quando, nel 1969, fui presente con almeno duemila giovani, alla prima di Mistero buffo, interpretato da Dario Fo, proprio nell'Aula Magna. Per noi giovani fu un evento, come lo sarà quello della Shammah che ama le sfide, in particolare, quelle che riguardano lo spazio rappresentativo. Il momento più inquietante dello spettacolo sarà l'incontro tra Madame A. e il giovane allievo riottoso, inquieto, che Andrée ha trasformato, con attenta gradualità, in una sorta di complicità, se non, addirittura, in atti di fiducia e di disponibilità. Inoltre, per una sua libertà interpretativa, si è inventato il personaggio del Narratore (Andrea Soffiantini), di cui si serve come di una specie di Deus ex machina, col compito di indicare gli spazi in cui fare agire Milena Vukotic che si muove, in scena, con grande padronanza di sé, capace di arricchire, il personaggio, con una interpretazione che fa coincidere con la profondità psicologica della Maestra di musica.

Gli scienziati della psiche, avranno molto da scrivere su un simile personaggio, anzi per improntare i loro mezzi all'indagine psicologica, non potranno trovare di meglio che ospitarlo, per un po' di tempo, sul divano dei loro studi.

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