Il trionfo dell’arte oltre tutte le barriere: "La Russia è parte della storia europea"

Michael Zukernik: «È fondamentale che ci sia un momento come questo capace di unire le persone»

Il trionfo dell’arte oltre tutte le barriere: "La Russia è parte della storia europea"

È stato un trionfo Boris Godunov, l’opera di Musorskij che ieri ha aperto la stagione del Teatro alla Scala. Un successo personale, poi, per il protagonista Ildar Abdrazakov accolto con 13 minuti di applausi. Idar Abdrazakov che calato il sipario si dichiara «stanco, felice, contentissimo, sto volando. È stata anche una liberazione perché abbiamo lavorato tantissimo. Adoro poi questa opera, Boris è un personaggio che sento con lo stomaco». Il messaggio di questa serata? «Noi musicisti parliamo con la lingua della musica, facciamo il nostro lavoro applicando quello che ci hanno insegnando i nostri docenti. Basta». Ha trionfato la Cultura, quella che vola sopra beghe e ripicche del quotidiano, che non cede a diktat e cancellazioni. E mai come ieri erano presenti manager e operatori culturali, sovrintendenti dei teatri di mezza Europa, la timoniera del Parenti Shammah e Bradburne della Pinacoteca di Brera, gli editori Formenton e Colaianni, Stefano Boeri, Botta, Rota. Ha vinto la grande cultura russa che «è parte integrante della cultura europea», così il presidente della Repubblica Mattarella in un palco reale mai così affollato di cariche istituzionali.

Nel foyer i più orgogliosi di questo Boris erano proprio loro, i russi. A partire dal magnate Mikhail Kusnirovich, appassionato di musica tanto da sostenere le tournée della Scala e del Bolshoi. «Quando ho visto che in programma c’erano Musorskij e dopo pochi giorni il balletto di Cajovskij ho deciso di venire a Milano sebbene viaggiare non sia semplice in questo momento. Sono segnali importanti per noi, dimostrano che la cultura è fatta per gettare ponti e non per creare barriere.Con questa opera possiamo ricordare che siamo lo stesso popolo. I russi non mangiano i bambini. Il nostro posto è l’Europa. Spero di tornare presto a programmare tournée italo-russe».

Che dire di Kiev che ha vietato ai propri artisti di cantare ieri? «È una posizione sbagliatissima, possiamo rinnovare legami di amicizia partendo proprio dal palcoscenico». E così la pensa anche Michael Zukernik, direttore d’orchestra russo: «È fondamentale che ci sia un momento come questo capace di unire le persone nel nome della cultura. Non possiamo che ringraziare la Scala che non ha voluto cancellare questo titolo dal cartellone, così come la presenza di tutti i vostri politici è un bel segnale per il futuro. Chissà che questa produzione possa aiutare a far riflettere». «Ho seguito Abdrazakov in questi anni, ed è una conferma meravigliosa - dice Alfonso Signorini - grande, poi, la prova del coro». E doppia per Abdrazakov, non è facile essere artista russo oggi... «Proprio così, ed è un bel messaggio questo lanciato dalla Scala dopo la gaffe di Giuseppe Sala, penso a quando chiese a Gergiev di prendere posizione. Ho trovato questo molto imbarazzante».

Dopo anni di regie e scenografie iperboliche, piace la lettura del regista Kasper Holten, «la storia è molto complicata però la regia aiuta l’azione. È molto elegante e senza tecnologie e orpelli inutili, siamo tornati alla quintessenza dell’opera», osserva Bradburne. «È un’opera che chiede un grande sforzo a tutta la casa, è corale in tutti i sensi», dice Fortunato Ortombina, alla testa della Fenice di Venezia. Alla stilista Raffaella Curiel piacciono i costumi, «quanto sono belli e in particolare il costume dello zar Boris. Che magnificenza. E quanto lavoro c’è dietro. Noi italiani siamo i migliori, diciamocelo, e aggiungo: anche più dei francesi». Fedele Confalonieri, che per il Diploma di pianoforte suonò proprio I Quadri di un’esposizione di Musorgskij, è al settimo cielo: «quant’è bella quest’opera. Superbo poi Abdrazakov». Shammah rilancia: «Il teatro è il luogo dove i contrari si incontrano. Basta dare uno sguardo al palco reale».

Cosa dice Diana Bracco, storica mecenate della Scala, di questa storica affluenza di politici? Sospira, alza un sopracciglio e poi, «speriamo che sia di buon auspicio. Conta che stasera ci sia questa opera sulla guerra, il dolore e il senso di responsabilità». Ed Emma Marcegaglia: «È un’opera molto forte, intensa.»

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