da Teheran
Proteste in Iran per gli arresti avvenuti domenica di una quarantina di attiviste per i diritti delle donne. Le femministe sono state rinchiuse nel carcere di Evin, a Teheran, dopo aver organizzato una manifestazione davanti alla Corte rivoluzionaria a sostegno di altre cinque attiviste sotto processo per un raduno organizzato lanno scorso. Non si conosce laccusa ufficiale nei loro confronti.
Le cinque donne già sotto processo, che si trovavano a piede libero su cauzione, sono state anchesse nuovamente arrestate per essersi unite alle partecipanti al raduno, e per questo non hanno potuto presenziare alla prima udienza del loro stesso dibattimento. A rappresentarle cera un gruppo di avvocati, tra cui Shirin Ebadi, Premio Nobel per la pace nel 2003, che ha chiesto aiuto alle femministe italiane.
In base alla legge islamica vigente in Iran, le donne hanno meno diritti degli uomini. Per esempio, spetta loro la metà della parte di eredità dei fratelli maschi, così come vale la metà la vita di una donna ai fini del risarcimento per incidenti mortali, e in tribunale la testimonianza di una donna conta la metà rispetto a quella di un uomo.
«Si può pensare - si chiede provocatoriamente «Jeppeh Mosharekat», il principale raggruppamento riformista del Paese - di costruire un muro per separare le donne di questo Paese da quelle del resto del mondo?».
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