Roma - Il Consiglio dei ministri di domani dovrebbe iniziare la discussione dell’emendamento destinato a rafforzare i poteri dell’Autorità delle comunicazioni in materia di rete Telecom. L’emendamento dovrebbe essere poi approvato nel consiglio dei ministri del 20 aprile prossimo. Nelle ultime ore, il governo avrebbe deciso di cambiare il veicolo legislativo nel quale inserire l’emendamento: da ddl Bersani sulle liberalizzazioni si dovrebbe passare a quello della riforma delle Authority.
Con un particolare. La mossa di Palazzo Chigi e di Gentiloni di presentare un emendamento ad un disegno di legge - quello di riforma delle Authority - non ancora calendarizzato in alcuna commissione parlamentare, è un modo per inviare un messaggio all’At&t e ad America Movil. Se entrassero in Olimpia, e quindi in Telecom, sarebbero costretti a rispettare fra un anno i maggiori poteri dell’Agcom sullo scorporo della rete. Come a dire: il governo non si mette (o non si può mettere) di traverso. Quindi, a parte l’“effetto annuncio” della discussione nel Consiglio dei ministri, sul piano pratico la separazione della rete avverrà con i tempi che decideranno i nuovi azionisti. E la cordata d’oltreoceano questo messaggio l’ha capito.
Il profilo dell’emendamento, comunque, dovrebbe seguire i “paletti” indicati dal commissario Ue all’Informazione, Viviane Reding; ed anticipati dal commissario stesso al ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni. Vale a dire, che la Commissione condivide la separazione della rete dal gestore telefonico. Ma a condizione che sia l’Autorità delle Comunicazioni a definire le modalità della separazione. E dev’essere fatta «in modo indipendente, in linea con le regole Ue sulla concorrenza». Ma, soprattutto, la separazione della rete dev’essere giustificata da «seri problemi di concorrenza» e non può essere una forma di protezionismo.
Paletti già accolti da Gentiloni nel suo progetto di emendamento volto a rafforzare i poteri dell’Agcom; e condivisi anche da Francesco Rutelli. «Un decreto per scorporare la rete Telecom? Non credo sia l’orientamento di Prodi», precisa il vice presidente del Consiglio. A far decadere l’ipotesi di un decreto, oltre l’atteggiamento della Commissione europea contraria all’ipotesi, anche i colloqui che la maggioranza ha avuto con la Casa delle libertà, contraria all’ipotesi di un decreto.
«Su Telecom non c’è nessuna burrasca - osserva Pierluigi Bersani, ministro per lo Sviluppo economico - è solo bonaccia. Su Telecom può parlare solo il mercato. Questo Paese ha bisogno di investimenti importanti», che quantifica in oltre 6 miliardi di euro. «La profonda differenza fra la destra e la sinistra è una sola - commenta un banchiere vicino all’operazione -. In un business, la destra è attenta a chi guadagna; la sinistra, a chi spende. Ecco perché i Ds puntano l’accento sugli investimenti».
E dopo essere stato indicato da Olimpia per il consiglio di amministrazione della Telecom, e ricevuto l’apprezzamento dell’At&t sulla sua persona, Pasquale Pistorio - candidato in pectore alla presidenza di Telecom (e,
forse, anche di Olimpia), varca il portone di Palazzo Chigi. «Sono qui a parlare di Confindustria», dice il vice presidente degli imprenditori; anche se a molti è sembrato presentare le credenziali per la sua nuova attività.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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