In generale, Spogli rileva che fino al 2005 il totale degli
investimenti americani in Italia ammontava a poco meno di 26
miliardi di dollari, "bel al di sotto dei 324 in Gran Bretagna,
degli 86 mld in Germania, dei 61 mld in Francia e perfino dei
43 mld in Spagna. Questi dati - sostiene - dovrebbero far
riflettere. Gli investimenti - sottolinea - non arrivano dove
non sono ben accolti, dove le regole del mercato vengono
cambiate continuamente. Modificare le regole - prosegue -
aumenta il livello di rischio e rende molto difficile
programmare le azioni future di un'impresa o di un singolo
cittadino".
Quanto invece ad At&t, l'ambasciatore americano afferma di
non conoscere i dettagli della trattativa per Telecom, ma la
lettera di rinuncia del colosso Usa "esprime chiaramente il
timore di investire in un mercato dove le regole sono
imprevedibili. Credo che sia un timore comprensibile, che la
maggioranza degli italiani condividerebbe". Insomma, per Spogli
le proposte di investimento straniero in Italia andrebbero valutate "senza pregiudizi" e con un "atteggiamento più aperto nei confronti
degli investimenti".
L'imbarazzo della Farnesina La replica a Spogli arriva dal portvaco di Massimo D'Alema, Pasquale Ferrara. Che prima cerca di minimizzare le critiche dell'ambasciatora "l'intervento di Spogli va inquadrato nel contesto di una discussione di carattere generale sui modelli economici" che sono diversi nel mondo anglossassone e nell'Europa continentale. È interesse primario dell'Italia attrarre investimenti" poi contrattacca: "sarebbe ingeneroso considerare le iniziative del governo italiano come volte a ostacolare gli investimenti stranieri".
Quanto alle frequenti uscite dell'ambasciatore americano sulle vicende italiane, Ferrara ha commentato con un sorriso: «Non intendiamo minimamente limitare le modalità di manifestazione del pensiero di ambasciatori stranieri accreditati in Italia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.