Telecom rinuncia all’aumento del canone

Intanto S&P minaccia un peggioramento del rating se il debito non scenderà

Maddalena Camera

da Milano

Telecom rinuncia all’aumento del canone. In realtà quello proposto dal gigante telefonico era probabilmente il minor aumento nella storia di Telecom. La richiesta era infatti pari a 23 centesimi al mese, ossia dagli attuali 14,57 euro a 14,80. Per un esborso pari a 2,76 euro all’anno ad abbonato. Insomma si trattava di una variazione dell’1,5% che dai calcoli effettuati da Telecom sarebbe stato compensato da alcuni tagli alle tariffe di attivazione di alcuni servizi. Telecom rinuncia a circa 40 milioni di fatturato in più, poco rispetto alle entrate della società che sono pari a 23 miliardi di euro. Insomma con poca spesa Telecom e il suo presidente Guido Rossi hanno portato a casa una buona figura. Così ieri mattina un comunicato dell’Autorità per le comunicazioni ha riferito la decisione della società. «A seguito di un colloquio con il presidente dell’Autorità per tlc Corrado Calabrò, nel corso del quale sono state considerate anche le preoccupazioni dei consumatori il presidente Guido Rossi ha detto che Telecom soprassiede al richiesto aumento del canone». Soddisfatte le associazione dei consumatori anche se Telecom tiene a sottolineare che il canone italiano è il più basso a livello europeo. In Francia infatti il canone è di 15 euro al mese che sale fino a 15,95 in Germania. «La rinuncia all’aumento del canone da parte di Telecom va nella direzione della tutela degli interessi generali dei consumatori ai quali la società vuole dedicare sempre più impegno - ha spiegato Rossi - siamo però anche in grado di rispettare gli equilibri finanziari aziendali». Anche se dal punto di vista finanziario l’aumento del canone pare davvero l’ultimo dei problemi. Ieri le agenzie finanziarie sono partite sul piede di guerra minacciando un ribasso del rating se il debito durante il 2007 non sarà ridotto. E per far questo, secondo Guy Deslondes di Standard & Poor’s, Telecom dovrà per forza vendere qualcosa.
«È impossibile che la società possa raggiungere il target di riduzione del suo debito a 33,5 miliardi entro il 2007 con il solo cash flow. Per raggiungere l’obiettivo sono necessarie dismissioni» - ha spiegato Deslondes, managing director di S&P. L’analista ha aggiunto che occorre per esempio guardare con attenzione come si evolverà l’operazione di vendita di Tim Brasil. «Bisogna vedere se si farà davvero e che uso si farà degli introiti». Un dubbio legittimo dato che l’altro ieri Guido Rossi ai sindacati ha promesso che se Tim Brasil verrà venduta il ricavato sarà impiegato per nuovi investimenti e non per scopi finanziari. Deslondes ha ricordato che Telecom ha un rating BBB+ con outlook negativo, perché «ha un debito estremamente elevato pari a oltre 40 miliardi di euro e questo rende la società italiana con il debito più alto a livello europeo fra le società di telecomunicazioni».

Una riduzione del rating lascerebbe comunque Telecom su un livello di «investment grade». In cinque anni la società ha venduto rami d’azienda e partecipazioni per un totale di 14 miliardi di euro. Ieri il titolo è salito dell’1%.

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