
Adesso che è finita resterà il dilemma se Fabio Fognini avesse potuto vincere di più con quel talento ma con un po’ più di testa. In realtà, probabilmente, diversamente non sarebbe stato Fabio Fognini, e il modo in cui ha deciso di dire basta è il sogno di tutti gli sportivi: davanti a un capolavoro. L’ha fatto, al primo turno di Wimbledon, costringendo Alcaraz al quinto set, e prendendosi i complimenti di un rivale con 15 anni di meno: “Ma perché deve smettere?”. E invece è proprio questo il momento, così come ha detto oggi in una conferenza stampa a Church Road convocata all’improvviso, come se fosse uno dei suoi colpi vincenti: “Non c’è altro posto migliore dove dire stop. Devo essere onesto, dopo quel match ho pensato che non avrei voluto tornare in posti dove non avrei voluto essere: niente Challenger per recuperare punti, niente più trasferte. Ho sempre vissuto per il tennis, è stata sempre la mia vita, sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Sono sereno perché gli ultimi anni sono stati molto difficili”.
E’ l’evoluzione di un campione, rissoso, irascibile, carissimo (soprattutto fuori dal campo), che oggi ammette di aver sbagliato molto (“fa parte del percorso”) e che addirittura riesce a chiedere scusa alla stampa, abbandonando il suo essere un po’ Fonzie: “Mi avete conosciuto: ci siamo scontrati e una piccola parte di questo percorso e potessi tornare indietro lo farei diversamente. La barriera che c’è stata tra me e voi, creata a volte per difendere la mia sensibilità, forse non mi ha aiutato”. Pazienza Fabio, in fondo il tennis italiano ti deve dire grazie: sei il giocatore che ha risvegliato una passione, il primo a vincere un Masters 1000, quello che comunque è sempre stato un piacere vedere giocare, il capitano azzurro anche nei momenti più neri. Poi sì, qualche scena e qualche imprecazione di troppo, un po’ di talento buttato. Ma proprio per questo Fognini oggi può dire che vorrà un giorno approfittare della sua esperienza per dare consigli ai giovani, il suo è un esempio che può davvero aiutare: “Mi piacerebbe parlare con Cobolli prima del match con Djokovic, ma non penso sia possibile”: guarderò la partita, poi sparirò per un po’.
C’è Flavia che lo aspetta, ci sono i suoi bambini, c’è la scoperta a una vita normale e dell’età della saggezza: “Sono sempre stato un ragazzo ribelle e sensibile
che cercava di mettercela tutta sotto tutto i punti di vista. Spero di essere ricordato per questo e non per qualche racchetta rotta, che fa parte del gioco”. Tranquillo Fabio, è stato bello. E, probabilmente, irripetibile.